Cresce l’attesa in via di Vigna Murata per conoscere l’epilogo della vicenda anticipata la scorsa settimana dal nostro settimanale, che riguarda il “peso” che intenderà dare il Miur al contenuto del verbale del Collegio dei revisori dei conti del 9 settembre scorso, trasmesso in pari data dal direttore generale dell’Ingv al ministro vigilante, Stefania Giannini, al Ministero dell’economia, alla Corte dei conti e ai componenti del cda.
Il Collegio, infatti, dopo aver esaminato due note, la prima datata 24 giugno e la seconda 14 luglio 2014, ricevute dal Responsabile per la prevenzione della corruzione, Tullio Pepe, a seguito di una richiesta dello stesso Collegio risalente al 19 giugno, avrebbe ravvisato incompatibilità in capo alla quasi totalità dei componenti del cda, che ricoprirebbero incarichi in conflitto di interesse con la carica di membro dello stesso cda.
La relazione di Pepe del 24 giugno affronta anche la situazione del direttore generale, Massimo Ghilardi, i cui incarichi extra (membro del cda del Fondo pensione Espero; membro del Consiglio scientifico della Sum - Scuola di management presso il Politecnico di Milano; segretario generale della Codiger - Conferenza dei direttori generali degli enti di ricerca - e membro del cda del Consorzio CMCC scarl), però, sono stati giudicati dallo stesso Pepe compatibili con l’incarico di direttore generale ricoperto da Ghilardi, a condizione che vi sia stato assenso da parte del cda dell’ente di via di Vigna Murata. Per l’ultimo degli incarichi extra, non è necessario, a detta di Pepe, neppure l’assenso perché nel contratto di lavoro tra l’ente e il dg è previsto che quest’ultimo possa partecipare ai cda e ai consigli direttivi delle società e dei consorzi partecipati dall’Ingv.
I componenti “esterni” del cda, non dipendenti dell’Ingv, invece, secondo il Collegio dei revisori, svolgerebbero il ruolo o di coordinatore di progetti di ricerca di cui fa parte l’Ingv oppure avrebbero svolto attività in violazione delle disposizioni contenute nel d.lgs. n. 39/2013, avendo firmato contratti di ricerca in conflitto di interesse.
Tale conflitto non risparmierebbe neppure i membri “interni” dello stesso cda, Pino e Meloni, che - sempre ad avviso dei Revisori - potrebbero trovarsi nella situazione di dover deliberare su questioni - come la definizione e la scelta dei singoli profili da assegnare alle Sezioni in merito al piano straordinario di assunzioni o alla approvazione di progetti di ricerca finanziati alle Sezioni presso le quali essi prestano servizio - senza offrire la garanzia della terzietà richiesta dalla legge.
Qualora fossero ritenute fondate le incompatibilità sollevate dai Revisori, ai membri del cda interessati verrebbe concesso un termine di 15 giorni per rimuoverne le cause.
Decorso inutilmente tale termine, scatterebbe la decadenza dall'incarico di componente del consiglio di amministrazione dell'Ingv.
Un bel rompicapo, dunque, destinato a riservare ulteriori colpi di scena.