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Venerdì, 05 Lug 2024

Da quando all'Istat c’è il nuovo presidente, Giorgio Alleva, è passato meno di un anno e già sono andati via in due. Si tratta di dirigenti di seconda fascia. Meta preferita e talora luogo di partenza il Mef, con l’ente statistico ormai ridotto quasi a un non-luogo, insomma un luogo dell’attraversamento, come le stazioni, gli aeroporti e i centri commerciali, che il sociologo francese Marc Augé ha elevato a simboli del nostro tempo.

Eppure meno di un lustro fa pareva che senza dirigenti amministrativi doc l’ente statistico non potesse avere un futuro. Da qui il varo dell’inutile e dannoso Dpr 166 del 2010 - che permise l'assunzione con uno specifico concorso pubblico di sei dirigenti - giudicato dall’allora presidente Giovannini come la panacea di tutti i mali della statistica ufficiale nostrana.

Era ben noto, naturalmente, come l’Istat fosse sopravvissuto, ancorché sprovvisto dei prestigiosi, soprattutto indispensabili, dirigenti amministrativi. Ma tutti tacquero, pare più per interesse che per convinzione.

A svolgere le funzioni amministrative, fino a quel momento, erano stati, infatti, i tecnologi, un ircocervo pascolante nelle praterie degli enti di ricerca, che di mestiere può essere destinato anche a fare il tecnico, ma che spesso e volentieri finisce a fare l’amministrativo.

Avviato il percorso delineato dal Dpr 166 citato, tutti sappiamo che fine hanno fatto. All’esito di una contestata procedura concorsuale, da cui sono emersi i dirigenti amministrativi duri e puri, tra questi non sono rientrati i tecnologi, che per vent’anni avevano assicurato la gestione amministrativa di via Balbo.

Lì per lì, l’amministrazione non trovò di meglio che buttare i ”vecchi tecnologi-amministrativi” nella  mitica “Rete per il coordinamento amministrativo”, in posizione di staff dei direttori e con il compito di gettare un ponte tra le due anime dell’ente, la tecnica e l’amministrativa. Di studi ne hanno prodotti, ma è difficile dire se qualcuno ne abbia tenuto conto. Per quel che se ne sa, la Rete, che aveva natura sperimentale, formalmente non è stata soppressa.

Insomma, i tecnologi ancora ci sono, mentre i dirigenti amministrativi, che l’Istat ha formato e a cui ha dato la qualifica dirigenziale, man mano stanno volando via.

Forse è il caso che sulla vicenda chi di dovere avvii una seria riflessione, anche perché, stando ai rumors, un altro dirigente potrebbe presto lasciare la poltrona per un più prestigioso incarico: quello di direttore centrale del patrimonio.

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