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Sabato, 27 Apr 2024

altI recenti  provvedimenti adottati dall’Ingv per avviare la consultazione elettorale per la nomina di due membri del consiglio di amministrazione non di nomina ministeriale si appalesano  illegittimi e, comunque, sempre più all’insegna dell’improvvisazione.

Per chi se ne fosse dimenticato, ricordiamo che, secondo quanto previsto dall’attuale Statuto dell’ente, possono essere eletti in seno al cda ricercatori e tecnologi di I e II livello dell’Ingv, dell’Ogs, nonché i professori ordinari e i professori associati di ruolo, cosi come disposto dal disciplinare delle università, di cui al D.M. 4 ottobre 2000.

In maniera indefettibile, l’art. 6 dello Statuto dell’Ingv impone al Comitato elettorale di avviare i lavori con largo anticipo rispetto allo scadere del consiglio di amministrazione, laddove testualmente recita ”Le elezioni sono gestite da un comitato elettorale nominato dal presidente dell’Ingv e composto di tre tra dirigenti e funzionari dell’Ingv, sulla base di autocandidature e secondo una procedura trasparente anche in forma telematica …[omissis]… Il comitato avvierà le procedure elettorali sei mesi prima della scadenza del consiglio di amministrazione“.

Ancora una volta, dunque, all’Ingv, chi amministra l’ente dà l’impressione di non conoscere lo Statuto e i Regolamenti che lo governano.

A conforto di questa percezione intervengono due decreti del presidente dell’Ingv: il n. 70 e il n. 215 del 2015.

Con il primo, datato 4 marzo 2015, il Presidente Gresta ha nominato un Comitato elettorale, composto da un Dirigente di II fascia, un Collaboratore Amministrativo e un Cter; il tutto senza rispettare a) i tempi imposti dallo statuto; b) la richiesta procedura di trasparenza; c) la pubblicazione dell’avviso per la presentazione delle autocandidature; d) cosa ancor più grave, il profilo professionale dei membri del Comitato elettorale, siccome richiesto dal suddetto art. 6 dello Statuto.

Con il secondo decreto, emanato il 3 giugno scorso, tre mesi dopo il primo, lo stesso Presidente Gresta, accortosi, con grave ritardo, del clamoroso errore, ha disposto la modifica di detto Comitato elettorale.

Se il primo decreto, per quanto detto, era di dubbia applicazione, il secondo, a ridosso delle elezioni (altro che sei mesi prima della consultazione elettorale!), appare totalmente illegittimo.

E’ chiaro a questo punto che il Presidente sembra utilizzare lo Statuto quasi ad libitum; che i componenti del Comitato elettorale non hanno nemmeno letto quali fossero i requisiti necessari per al loro nomina; e, infine, che gli aspiranti consiglieri, autocandidandosi senza fare il minimo accenno all’illegittimità della procedura, dimostrano di avere una scarsa conoscenza dello Statuto dell’ente.

Il presidente e gli aspiranti membri elettivi del cda, inoltre, non sembrano tenere nella benché minima considerazione la risposta negativa che il MEF ha fatto pervenire all'Ingv con nota prot. n 4512 del 21 gennaio 2015, a fronte della inconsistente proposta di modifica dello statuto avanzata dallo stesso CdA con decreto 158/2014. In tale decreto lo stesso cda proponeva di modificare lo statuto Ingv, prevedendo, in particolare, che le incompatibilità ed inconferibilità venissero ridefinite secondo quanto previsto dall’articolo 2391 del codice civile.

Alla richiesta del cda, il MEF, con la predetta nota 4512, ha lapidariamente risposto che "... le modifiche statutarie adottate non sembrerebbero superare i rilievi formulati dall'organo interno di controllo", secondo quanto previsto dal comma 2 del D. lgs. n. 39/2013.

La lettera del MEF si chiude affermando di rimanere in attesa di conoscere le conseguenti determinazioni dell'amministrazione vigilante, ovvero del MIUR, che ad oggi non sembra essersi pronunciato.

L’Ingv si è ben guardato dal rendere pubblica la risposta del MEF e, come se nulla fosse, ha avviato le procedure per l'individuazione dei membri da eleggere nel proprio cda.

Ad oggi, infatti, ci sono già otto candidature tra i ricercatori e i tecnologi dell'Ingv, alcuni dei quali hanno esplicitamente invitato il corpo elettorale a far convergere le loro preferenze su due candidati; altri invitano al rispetto delle regole ed alla massima trasparenza, altri si richiamano a principi di democrazia e di rappresentanza; altri ancora hanno formulato accoppiate vincenti. Tutti dichiarano di essere spinti da spirito di servizio e di rinunciare temporaneamente alla ricerca, che tanto dicono di amare, per il bene comune dell’Ingv.

Nel frattempo, non tutti vedono di buon occhio lo svolgimento delle primarie interne.

Il Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, dott. Giuseppe De Natale, infatti, con una analisi, per il vero assai prolissa, ha dispensato giudizi etici, morali e formali a tutti, condannando a spada tratta l’uso delle primarie interne che - va ricordato - sono state decise democraticamente dall’assemblea del personale.

Anche se i contenuti potrebbero essere in parte condivisi, purtroppo l’autore appare scarsamente credibile. E’ opportuno qui ricordare, infatti, che recentemente la gestione del Personale dell’Osservatorio Vesuviano da parte del predetto dott. De Natale è stata attenzionata dal Cug ed è stata oggetto addirittura di una interrogazione parlamentare, che lo ha portato alla ribalta della stampa nazionale e non certo di “giornaletti vari”.

In ogni caso, tutti gli aspiranti consiglieri hanno dichiarato (come i candidati alla precedente tornata elettorale) che la loro azione sarà rivolta al perseguimento dell’interesse generale e non alla cura dell’interesse personale. Alla precedente elezione, questo slogan aveva fatto presa sul personale, tant’è che per i candidati esterni all’ente non c’era stato spazio.

A distanza di quattro anni, però, lo slogan risulta di scarsissima presa sugli elettori, atteso che i due membri eletti nello scorso cda, che avrebbero dovuto garantire il massimo della trasparenza e della informazione al personale, in realtà si sono dimostrati corresponsabili di una gestione poco trasparente.

Si pensava di aver eletto persone che non si trovavano in conflitto di interessi e si è, invece, assistito ad una giostra di sostituzioni, di atti di discolpa, di rinunce forzose ad incarichi e a imbarazzanti dichiarazioni del tipo “non pensavo che l’incarico fosse incompatibile”.

Tutto questo è avvenuto con l’approvazione e la corresponsabilità dei nostri due membri eletti in seno al Cda, che anche se in odore di incompatibilità, hanno resistito a tutte le censure provenienti dal Collegio dei revisori dei conti, dal Responsabile alla prevenzione della corruzione e, nonostante  le missive degli organi vigilanti MIUR e MEF, sono riusciti a restare attaccati alla poltrona fino alla fine.

Visto l’attuale fallimento dei membri del cda, ci saremmo aspettati un loro passo indietro, forse delle scuse ma non sicuramente la ricandidatura di uno dei due membri eletti, il dott. Alessandro Pino. Infatti, grazie alla sua ormai pluriennale esperienza in seno al cda, ha (ri)proposto la sua candidatura con 10 righe di obiettivi da perseguire e circa 30 slide di “prove” a sostegno del suo asserito buon operato.

Le slide non ci hanno convinto molto, ma ci ha però colpito la loro copertina, in cui il dottor Pino riporta il testo amministrativo su cui ha studiato per ottenere così brillanti risultati: “ La disciplina degli Enti di ricerca” dell’Avv. M. Danza.

L’Avv. Danza, come tutti dovrebbero sapere, è attualmente consulente Ingv, con un compenso di 21.319,00 euro l’anno, con un contratto che scadrà nel 2017, condiviso dall’attuale cda e, quindi, anche dallo stesso dottor Pino.

Visti i risultasti ottenuti , non sappiamo se il dottor Pino abbia fatto inconsapevolmente della pubblicità occulta o della pubblicità negativa al testo dell’Avv. Danza.

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