Ieri, 23 settembre, l’Assemblea dei Rettori ha eletto alla prima tornata e all’unanimità il proprio presidente. Si tratta di Gaetano Manfredi, 51 anni, ingegnere, insegna Tecnica delle Costruzioni presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, di cui è Rettore dal 2014. E’ autore o curatore di 9 libri ed oltre 400 lavori scientifici pubblicati su riviste o presentati a congressi internazionali. Svolge attività di ricerca di tipo teorico e sperimentale prevalentemente nei campo dell’Ingegneria Sismica. E’ membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e della Commissione Grandi Rischi - Settore Rischio Sismico – e, dal 2014, Rettore dell’Università di Napoli Federico II.
Manfredi succede nell’incarico a Stefano Paleari, Rettore dell’Università di Bergamo.
“Il compito che le nostre università devono svolgere nei prossimi anni, dopo i tempi bui della crisi globale, è ancora più complesso rispetto al passato – ha detto Manfredi subito dopo l’elezione – Non solo centri di formazione e ricerca, ma agenti sociali ed economici, motori dello sviluppo e della trasformazione dei territori e della società”.
“Solo attraverso una rigorosa politica del merito e della qualità potremo contemporaneamente stimolare le eccellenze ed elevare il livello medio del nostro sistema – ha aggiunto Manfredi – D’altra parte, su questo fronte si dimentica spesso che l’università italiana è l’unico comparto della PA ad essersi già sottoposto alla valutazione dell’ANVUR, un’agenzia terza. Non solo. A differenza di ciò che i luoghi comuni vorrebbero, gli atenei mantengono tassi di competitività che gli indicatori internazionali della ricerca e la qualità dei laureati dimostrano ampiamente”.
“Tutti ciò – ha proseguito – a fronte di un cronico sottofinanziamento che mette ormai in discussione l’esistenza stessa del sistema nazionale delle università in cui crediamo. Il turn-over bloccato impedisce il ricambio generazionale dei docenti e spinge i giovani di talento a trovare spazio all’estero. Una politica asfittica del diritto allo studio riduce l’accesso alla formazione proprio nel momento in cui sarebbe cruciale investire sul capitale umano”.
“Si parla ormai da mesi della Buona Università che il Governo si prepara a varare, ma sull’università e sulla ricerca - ha sottolineato - va fatta una scelta politica, e va fatta subito. E’ troppo facile parlare di futuro senza immaginare di investire sui mattoni per costruirlo. In quest’ottica confidiamo sul fatto che non si tratti dell’ennesima riforma a costo zero. O meglio i cui costi vengono interamente scaricati sulle comunità accademiche. Giovani, studenti e ricercatori, in primo luogo”.
“Le sfide che attendono gli atenei italiani non sono né poche né semplici: aumentare l’offerta terziaria guardando a una nuova formazione professionalizzante; promuovere l’internazionalizzazione coniugandola con il governo dei flussi migratori; integrare la formazione a distanza con quella frontale, rispondendo in maniera coerente alla concorrenza delle università telematiche; incrementare una presenza attiva sul fronte dell’innovazione tecnologica basata sul knowledge sharing”.
“L’Italia - ha concluso Manfredi - non può più attendere. Per vincere queste sfide su uno scenario internazionale sempre più competitivo e affollato è fondamentale affrontarle con risorse adeguate e il sostegno convinto dei decisori. L’università ha già fatto la sua parte ed è pronta a continuare sullo stesso sentiero. Ci aspettiamo di vedere presto segnali di discontinuità con il passato da parte del Governo”.