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Sabato, 20 Apr 2024

ingv sede 400X400I corvi all’Ingv non sono andati in ferie, e nonostante la calura estiva hanno continuato a produrre dossier. Il 17 luglio scorso, infatti, è stato recapitato all’ente di via di Vigna Murata l’ennesimo plico anonimo, anche se nel documento si legge che è stato redatto da alcuni anonimi dipendenti dell’Ingv "che hanno svolto o svolgono mansioni direttive nell’ente, e per questa ragione conoscono bene le prassi scientifiche e le procedure a cui si fa riferimento nel testo”.

Il plico elenca presunte irregolarità amministrative che, ad avviso dell’anonimista o degli anonimisti, sarebbero state commesse da un dipendente di rango dell’ente. In particolare, nella nota si fa riferimento a: (i) acquisti di buoni carburante non giustificati (e difficilmente rendicontabili), (ii) utilizzo a scopo personale di beni dello Stato, (iii) costose trasferte internazionali pagate a figure di vertice dell’ente, anche dell’amministrazione, e (iv) nebulose attività svolte dall’Ingv nell’ambito di vari progetti finanziati dal MEF (Ministero Economia e Finanze).

Lo stesso plico è stato trasmesso al Direttore Generale dell’Ingv e al Responsabile per la Prevenzione della Corruzione (Rpc) dello stesso Ingv, per le opportune verifiche amministrative, al Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, per opportuna conoscenza e, sempre anonimamente, anche a Usi-Ricerca.

Durante il cda del 22 luglio, si sarebbe discusso dell’argomento e qualcuno avrebbe proposto di non dare più rilevanza agli esposti anonimi, confezionati da chi evidentemente vuole gettare fango sull’Ingv.

Se passasse tale tesi, sarebbero in tanti a chiedersi l’utilità delle due giornate di seminario sul Piano formativo triennale per il personale sui temi dell'integrità e della prevenzione della corruzione e dell'illegalità, tenutesi all’Ingv il 9 settembre 2014 e il 15 settembre 2015. Ciclo formativo (due seminari di 4 ore ciascuno) costato all’ente 15.000 euro, quasi 2.000 euro l’ora.

In realtà, è appena il caso di ricordare che la legge impone di prendere in considerazione le segnalazioni anonime, ove queste si presentino adeguatamente circostanziate e rese con dovizia di particolari, e siano tali da far emergere fatti e situazioni relazionandoli a contesti determinati.

Tali requisiti sembra avere, a nostro avviso, la nota in questione, che elenca a supporto siti Internet e documenti dell’ente, molti dei quali pubblici.

V’è da ritenere che il Rpc dell’Ingv abbia già avviato le necessarie verifiche, di concerto con il Direttore generale, in modo da prendere una chiara posizione rispetto ai presunti illeciti denunziati con l’esposto anonimo e chiarire immediatamente l’incresciosa vicenda.

Nell’esposto viene descritto con dovizia di particolari l’uso personale di un grosso pick-up fuoristrada, già da diversi anni concesso in comodato d’uso senza limiti di durata, mai entrato a far parte del parco auto dell’Ingv. Si legge anche che, quando era ancora quasi nuovo, tale pick-up è stato rubato nei pressi dell’abitazione del predetto dipendente Ingv. A seguito dell’episodio non solo il pick-up è stato immediatamente sostituito con uno nuovo, ma per non correre ulteriori rischi di furto, l’affidatario avrebbe affittato un garage, sempre nei pressi della propria abitazione, con onere a carico di un progetto finanziato dal MEF.

Dopo l’arrivo di tale ultima busta, si è mosso anche il presidente dell’ente, Stefano Gresta, che per il timore che i plichi anonimi potessero contenere materiale “pericoloso e nocivo per la salute e l’integrità del personale Ingv”, in data 13 agosto ha chiesto alla direzione generale di riferire sullo stato dei sistemi di videosorveglianza dell’Ingv e di relazionare sulla condotta della ditta che gestisce il servizio di sicurezza, che – scrive tra l’altro Gresta – “avrebbe dovuto espletare un’immediata verifica per l’individuazione del recapitante delle buste entro le 24 ore concesse dalla legge”.

La risposta della direzione generale è giunta il 2 settembre, comunicando di essersi immediatamente attivata con i competenti Uffici per la messa a punto, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, di un nuovo Regolamento per la disciplina degli accessi alla sede.

Il contenuto di tale missiva non ha soddisfatto il presidente, che ha subito replicato, chiedendo risposte ai quesiti contenuti nella sua lettera del 13 agosto, che sarebbero rimasti inevasi.

Non sappiamo come finirà questa grottesca vicenda. C’è chi, con una nota di umorismo, suggerisce di istituire una “Guantanamo”, dove rinchiudere, una volta individuati, gli autori delle “delazioni” contenute nei plichi anonimi, in modo da salvaguardare la salute e l’integrità del personale Ingv. Altri, invece, consigliano, per future “delazioni”, di scrivere all’esterno della busta come mittente: “Paperino, Residente a Paperopoli”, così il plico non sarà più considerato anonimo e gli addetti alla portineria non dovranno identificarne il mittente, perché noto; non sarà necessario rivedere le cassette di videosorveglianza ed il plico non dovrà essere sottoposto a test antrace, a test esplosivo e a tutti i necessari controlli previsti dai protocolli NBC (Guerra Nucleare Batteriologica e Chimica).

Se il presidente tiene cosi tanto alla salute dei suoi dipendenti, comunque, gli argomenti da affrontare sul tema della sicurezza dei lavoratori sicuramente non mancano.

Si occupi dei rischi che corrono i suoi dipendenti quando salgono in cima all’Etna con le piste di accesso tagliate in due dalla colate laviche e mai riaperte, nonostante l’ordinanza prefettizia.

Si occupi dei rischi connessi all’attività prestata dai suoi dipendenti in Sale operative ubicate in edifici strategici che non rispettano le più elementari norme antisismiche.

Si occupi di far rispettare la normativa INAIL in tema assicurativo, dato che la maggior parte dei suoi dipendenti è inquadrata con un codice assicurativo INAIL che non contempla le mansioni che a quei dipendenti viene chiesto quotidianamente di svolgere.

E per finire, come la mette, in termini di sicurezza per il suo personale, il nostro presidente con le altre sedi dell’Ingv, tenuto conto che per la maggior parte di esse non esiste un sistema di videosorveglianza, o, se esiste, svolge solo la funzione di apri-cancello?

Come la mette con le centinaia di plichi e di pacchi, a volte anche di notevoli dimensioni, che i dipendenti si fanno recapitare presso la sede di lavoro e che nulla hanno a che fare con la loro attività lavorativa?

Per controllare nell’arco delle 24 ore tutto ciò che arriva da eBay, Amazon, Alibaba ecc., ci vorrebbero dei contratti specifici con le ditte addette alla vigilanza e del personale debitamente addestrato a scongiurare eventuali “attacchi terroristici”, perché di questo si tratterebbe.

Si rassegnino Gresta e il cda al fatto che la saga del Corvo, che pareva essersi conclusa con l’esposto anonimo sull’ATS, potrebbe non aver mai fine fintanto che l’Ingv non diventerà una casa di vetro, come molti auspicano. Si rassegnino, e in presenza di esposti anonimi non perdano tempo a discettare sul come o sul chi ha fatto pervenire la denuncia di presunto illecito; diano piuttosto mandato a chi di competenza di accertare la veridicità dei fatti, avvalendosi degli strumenti di verifica che una amministrazione moderna deve necessariamente avere e senza perdere tempo a chiedere al presunto autore dell’illecito sterili giustificazioni sul suo operato.

Una macchina, dei buoni carburante, dei costosi biglietti aerei non spariscono nel nulla, ma anzi lasciano tracce piuttosto evidenti: se ne chieda puntualmente conto.

Un atto amministrativo o è lecito o non lo è, indipendentemente dal fatto che chi ne denuncia l’irregolarità lo faccia in modo palese o in modo anonimo: non ci possono essere vie di mezzo.

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Coordinatore nazionale Usi-Ricerca/Ingv

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