Il 24 novembre scorso, alle 10:30, si è insediato il nuovo CdA dell’Ingv. I nuovi consiglieri hanno giusto il tempo di scambiarsi le presentazioni, di rendere “compatibili” con il loro incarico i consiglieri interni Pino e Selvaggi, assegnandoli all’Amministrazione Centrale, di concludere la seduta alle 13:15; per poi rimettersi subito al lavoro alle ore 14:00 dello stesso giorno, con una nuova convocazione e un nuovo odg.
Tutto ciò, neanche a dirlo, con il voto dei due consiglieri in odore di “incompatibilità”, Pino e Selvaggi, due sismologi di lungo corso la cui assegnazione all'Amministrazione Centrale ha dell'incredibile: quali saranno i loro nuovi compiti? Alla luce dei fatti viene da chiedersi se il consigliere Pino risulterà sempre in trasferta nel suo “abituale” posto di lavoro, cioè all’Osservatorio Vesuviano di Napoli o se, per timbrare il cartellino, sarà costretto, mattina e sera, a servirsi di Italo o del Freccia Rossa per raggiungere la sede di assegnazione in quel di Vigna Murata a Roma.
Chissà se sempre lo stesso Pino, che a seguito del controllo operato dal Collegio sui cedolini-paga dell’intero CdA si era visto contestare l’indebito cumulo dell’intera retribuzione per l’attività di lavoratore dipendente dell’Ingv con quella spettante per il ruolo nel Cda (verbale del 29/04/2015), ha già restituito quanto indebitamente percepito.
Considerato che i consigli di amministrazione si erano svolti in orario lavorativo, il Collegio, a suo tempo, aveva interessato il Direttore Generale, al quale era stato chiesto di verificare con l’Ufficio paghe quanto rilevato in termini di cumulo dei compensi, e non solo per il consigliere Pino.
E il consigliere Selvaggi? Ha forse deciso di cambiare mestiere, dopo le non poche seccature causate dal suo ingiusto coinvolgimento nel processo di L’Aquila, per occuparsi a tempo pieno di aspetti tecnico-amministrativi?
Ultimate le presentazioni, dunque, il Cda è immediatamente riuscito a deliberare su argomenti assai delicati, come, ad esempio, la costituzione dell’Associazione Temporanea di Scopo (ATS), stipulata nel gennaio 2014 tra il Presidente dell’ente, Stefano Gresta, e la SEA S.r.l. di Catania.
Riguardo alla predetta ATS, a seguito di un esposto anonimo nel 2015, il responsabile della prevenzione della corruzione dell’INGV, Tullio Pepe, apre un’istruttoria ed invia una dettagliata ed articolata relazione al Direttore Generale ed al Collegio dei revisori dei Conti.
Il Collegio dei Revisori dei Conti, dopo aver attentamente analizzato il caso, scrive che ” … il Collegio ritiene che il Presidente ... [ ] ... ha agito quale rappresentante legale in difetto di mandato”, e che il successivo Addendum all’ATS può configurarsi come “... un aggiramento delle procedure di acquisto previste per le pubbliche amministrazioni”.
Sempre il Collegio conclude, ritenendo che “la costituzione dell’ATS tra INGV e SEA Engineerig S.r.l. debba ritenersi nulla”, segnalando “la necessità di annullare sia la costituzione dell’ATS tra INGV e SEA, sia il relativo Addendum” e sottolineando quanto sia stato poco opportuno che la SEA, solo pochi mesi dopo aver stipulato l’ATS, abbia partecipato a due gare pubbliche indette da INGV, aggiudicandosele entrambe.
In data 27 aprile 2015, il responsabile anticorruzione dell’INGV invia la sua relazione anche al Presidente e al CdA, “per i provvedimenti che si riterrà necessario adottare”; a sua volta, il CdA nella seduta del 30 aprile 2015 accoglie le prescrizioni riportate nella relazione e delibera di annullare l’ATS.
Ma, alla data del 10 luglio 2015, l’unica cosa annullata risulta essere, appunto, il solo Addendum all’ATS.
Il CdA, infatti, dopo un confronto con l’ufficio legale interno, decide di acquisire ulteriore documentazione e di non annullare l’ATS, ed è solo a questo punto che Tullio Pepe, responsabile della prevenzione della corruzione, si vide costretto a segnalare il caso all’Autorità Nazionale Anti-Corruzione (ANAC).
Nel frattempo, viene acquisita ulteriore documentazione al riguardo, che viene trasmessa il 25 settembre 2015 allo stesso responsabile anticorruzione, il quale ribadisce la precedente raccomandazione “di provvedere in tempi brevi ad annullare la costituzione dell’ATS”.
A seguire, il 30 settembre l’ANAC avanza al Direttore Generale una richiesta di chiarimenti in merito alle presunte irregolarità poste in essere dall’INGV, ivi compresa la costituzione dell’ATS INGV-SEA. Il Direttore Generale risponde di aver richiesto ulteriore documentazione a HCMR (Hellenic Centre for Marine Research) che è la Stazione appaltate del Tender n. 20011/2230/8/4/2013, per il quale è stata costituita l’ATS tra INGV e SEA S.r.l., e di essere in attesa dell’insediamento del nuovo CdA, in modo che si possano assumere le determinazioni del caso.
La richiesta di documentazione all’Ente greco, come scrive il Dg, nella sua nota del 30 settembre 2015, in riscontro alla richiesta avanzata dall’ANAC, “si è resa necessaria in quanto il Responsabile del progetto, dott. Paolo Favali, nonostante le reiterate richieste di questa Direzione Generale e del CDA, si è sempre rifiutato di consegnare tutta la documentazione, anzi la stessa non risulta reperibile presso nessun Ufficio dell’Ente.”
Il 13 ottobre, Tullio Pepe, dopo aver analizzato la documentazione trasmessa da HCMR, con una sua nota indirizzata al Direttore Generale, ribadisce che: “la documentazione non contribuisce a fugare le perplessità a suo tempo evidenziate dallo scrivente sulle motivazioni e sulle modalità di costituzione dell’ATS del 07/01/214”. Anche il Collegio dei Revisori dei conti, condivide l’ultima analisi del Dott. Tullio Pepe, ribadendo l’illegittimità della costituzione dell’ATS con SEA S.r.l., come emerge dal verbale del 29 ottobre 2015.
A meno di un mese di distanza, finalmente il nuovo CdA si insedia, esamina i documenti del caso e ratifica (ora per allora, ndr) la costituzione dell’ATS, in barba al parere del responsabile della prevenzione della corruzione, a quello del Collegio dei Revisori dei Conti e a quanto stabilito dallo Statuto INGV.
A non dare voto favorevole alla ratifica è il solo consigliere Giulio Selvaggi, che si astiene in quanto “pur ritenendo l’iniziativa progettuale di notevole valore scientifico, ritiene di non poter esprimere parere positivo in quanto la documentazione non lo permette”.
Ricapitolando, il vecchio CdA non annulla l’ATS, anche a fronte di una inequivocabile richiesta in tal senso da parte del responsabile della prevenzione della corruzione e del Collegio dei Revisori dei Conti; al contrario, sembra fare “melina”, facendo richiesta di ulteriore documentazione e richiedendo un parere all’Ufficio legale interno INGV. In tal modo, di fatto, il vecchio CdA arriva serenamente alla scadenza del proprio mandato, avendo evitato di assumersi alcuna responsabilità e, quindi, lasciando in eredità la “patata bollente” al nuovo CdA.
Quest’ultimo, investito del problema nella sua seduta d’insediamento, dopo aver ascoltato il parere dell’Avv. Pasquale Guidace …“apre un’ampia discussione, al termine della quale la costituzione dell’ATS tra INGV e SEA Engineering S.r.l. viene ratificata, con conseguentemente formalizzazione dell’atto”.
Il tutto, senza neppure un accenno di motivazione.
Tanto per fare un paragone, è come se un qualsiasi tribunale della Repubblica assolvesse o condannasse qualcuno dopo “un’ampia discussione”, ma senza motivare la sentenza!
Adesso c’è solo da sperare che, una volta ratificato (ora per allora, ndr) l’atto di costituzione della ATS, apposto il sigillo dell’Ufficiale rogante e registrato l’atto nel repertorio, il Dottor Tullio Pepe, Responsabile della Prevenzione della Corruzione, nonché Ufficiale rogante dal 5 ottobre 2015, invii l’intero fascicolo agli organi competenti per la “approvazione ministeriale”, secondo quanto previsto dallo Statuto dall’articolo 6, comma 8, lettera p).
Nell’attesa che la Corte dei conti si pronunci, è assai probabile che, per evitare qualunque responsabilità per culpa in vigilando, il Direttore Generale non emetta più fatture e non autorizzi impegni di spesa che riguardino l’ATS con SEA S.r.l.
Noi, com’è giusto che sia, avremmo aspettato che sulla sconcertante vicenda si pronunciasse l’ANAC, ma il nostro è solo il modesto parere di un piccolissimo sindacato, che si ostina a pensare che nel pubblico tutto debba essere fatto alla luce del sole, motivando sempre le scelte e le soluzioni adottate, senza che, alla bisogna, vengano secretati atti e verbali.
E’ chiaro che, se in merito alla descritta vicenda dovessero essere accertate responsabilità amministrative o di altra natura, a pagarne le conseguenze non sarebbe il solo organo di vertice dell’ente, ma l’intero Cda (con l’esclusione del consigliere Selvaggi) e ciò a seguito della ratifica-sanatoria deliberata il giorno dell’insediamento.
Coordinatore nazione Usi-Ricerca/Ingv