Al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), colosso della ricerca pubblica italiana, con un budget annuo di circa un miliardo di euro, per trovare un bilancio consuntivo di segno più, bisogna andare indietro di ben cinque anni.
Il documento contabile del 2011, infatti, evidenziava un avanzo di competenza (differenza fra entrate accertate e spese impegnate) di 116,1 milioni di euro.
L’annualità in questione (2011) aveva avuto come organo di vertice fino ad agosto, Luciano Maiani e, per l’ultimo quadrimestre, Francesco Profumo (che, a gennaio 2012, avrebbe rassegnato le dimissioni per assumere la carica di ministro dell’istruzione nel governo Monti).
Nel quadriennio successivo, il risultato finale della gestione dell’ente di piazzale Aldo Moro, presieduto da Luigi Nicolais dal 18 febbraio 2012 al 18 febbraio 2016, è stato sempre colorato di rosso, con disavanzo di competenza di 117,2 milioni di euro nel 2012; 112,2 nel 2013; 9,21 nel 2014 e 111,1 nel 2015.
Un trend davvero preoccupante che, nel corso degli anni, certamente, non ha fatto bene all’attività dei ricercatori dell’ente.
Staremo a vedere se la nuova gestione del Cnr, affidata – non senza polemiche – sette mesi fa dalla ministra Giannini a Massimo Inguscio, riuscirà ad invertire una rotta che appare inarrestabile.
In caso contrario, forse sarebbe il caso che la ministra vigilante desse applicazione ad una precisa norma di legge (all’art. 15, comma 1 bis, del decreto legge 98/2011) che, se pur edulcorata da una circolare interpretativa del Mef (Circolare n. 33 del 2011), prevede che "nei casi in cui il bilancio di un ente sottoposto alla vigilanza dello Stato presenti una situazione di disavanzo di competenza per due esercizi consecutivi i relativi organi, ad eccezione del collegio dei revisori o sindacale, decadono ed è nominato un commissario".