Come tutti sanno, la scorsa settimana il Cnr è finito nel mirino di Report. C'è chi dice che non è più il Report della Gabanelli, ma Report è sempre Report e di pentole continua a scoperchiarne. Eccome.
E' accaduto così anche per il Cnr, di cui gli italiani (molti italiani) sono venuti a conoscere cose che, se confermate, proprio non fanno onore all'ente di ricerca più importante d'Italia oltre che il più ricco di risorse pubbliche.
Senza entrare nel merito, ci limitiamo qui a registrare, rispetto a quel che è stato reso noto da Report, due "diverse sensibilità", estrinsecatesi in altrettante reazioni, a dir poco assai distanti tra loro, maturate all'interno del vertice dello stesso Cnr.
Da una parte, quella del presidente Inguscio, che, con una lettera al personale, ha dichiarato di aver provato "amarezza e sconcerto", gli stessi sentimenti che immagina abbiano provato tutti i dipendenti dell'ente, dipinti come diuturnamente all'opera nell'interesse del "progresso scientifico, del benessere di tutti e della cultura del Paese", dicendosi comunque certo di vivere in un "mondo splendido", di cui si mostra "fiero".
Dall'altra parte, quella di Vito Mocella, membro del Cda, eletto dalla comunità dei ricercatori dell'ente, che, con un messaggio inviato ai dipendenti, sembra vederla in maniera decisamente diversa, tanto da sostenere che una "risposta (come pare quella teorizzata da Inguscio, ndr) basata esclusivamente sull'intensificazione dei controlli e delle restrizioni sarebbe tutt'altro che efficace.”
Al riguardo, infatti, Mocella dichiara che nell'ultimo Cda avrebbe chiesto "l'attivazione di una commissione interna che relazioni sull'intreccio di società collegate fra loro e che hanno ricevuto contratti sotto-soglia sia dall'Iamc sia dall'amministrazione centrale", rivendicando peraltro "una piena partecipazione del personale alla gestione dell'Ente, dei Dipartimenti e degli Istituti", come "unico vero modo per prevenire episodi come quelli emersi che non sarebbero stati possibili in presenza di maggiore trasparenza e una reale integrazione della gestione amministrativa con quella scientifica", identificata come il vero punctum dolens di tutta questa storia.
Come spesso accade, tot capita, tot sententiae.
Sia come sia, se confermate, lo ripetiamo, le rivelazioni di Report dicono che il malato è grave e che la gestione dell’ente si è palesata non proprio all’altezza del compito.
Nella crisi di fiducia che attanaglia il paese, la ricerca finora se l'era cavata benino. Sennonché, a sentire in giro, i cittadini-spettatori di Report, che poi sono i finanziatori del Cnr, non l'hanno presa bene e chiedono chiarezza e un cambio di passo. Insomma, così non si può continuare e bisogna che gli organi di controllo e di vigilanza, in primis, diano segnali forti e rassicuranti.
Come si dice: presto, che è tardi.