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Giovedì, 04 Lug 2024

Con un’unica Relazione, depositata il 3 luglio scorso e trasmessa al Parlamento, la Corte dei conti ha effettuato il controllo sulla gestione finanziaria dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), per gli esercizi 2012, 3013, 2014 e 2015.

L’Ispra - ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e di autonomia tecnico-scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, patrimoniale e contabile, sottoposto a vigilanza da parte del Ministero dell’ambiente - è stato istituito con l'articolo 28 del d.l. 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n.133, a seguito di fusione tra preesistenti enti: Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici), Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare) e Infs (Istituto nazionale per la protezione della fauna selvatica).

Nella "Nota conclusiva" del documento redatto dalla Corte dei conti, si legge che “Nel quadriennio 2012-2015 il costo del lavoro è in aumento costante fino al 2014, per segnare poi una diminuzione nel 2015. Nell’insieme del periodo considerato l’aumento è pari all’1,5 per cento, a causa delle accresciute spese per salari e stipendi e connessi oneri sociali, che incidono per il 71,5 per cento sul totale dei costi di produzione (67,5% nel 2012). In netta crescita, nel periodo considerato, le spese per gli stipendi ed altri assegni fissi del personale con contratto a termine. Fa eccezione il 2015, allorché tale valore flette invece dell’1,14 per cento”.

Quanto ai risultati della gestione finanziaria, i magistrati contabili evidenziano che le entrate accertate, comprensive delle partite di giro, sono state pari ad euro 132.731.622, per il 2012; 124.970.909, per il 2013; 130.905.628, per il 2014 e 121.296.095, per il 2015. Le spese impegnate, anch’esse comprensive delle partite di giro, sono risultate, invece, pari ad euro 135.394.986, per il 2012; 138.498.261, per il 2013; 133.217.332, per il 2014 e 124.738.943, per il 2015.

Essendo risultate, per ciascuna delle quattro annualità, le spese impegnate superiori alle entrate accertate, l’Ispra ha registrato disavanzi finanziari, rispettivamente di euro 2.663.364, per il 2012; 2.677.350, per il 2013; 2.311.704, per il 2014 e 3.442.848, per il 2015.

Anche il saldo economico è risultato costantemente negativo, passando da 6,9 milioni di euro circa nel 2012 a 10,1 milioni di euro nel 2015; il patrimonio netto, per effetto dei costanti disavanzi economici di esercizio, è diminuito, rispetto agli esercizi precedenti, del 12,84 per cento nel 2012, del 18,58 per cento nel 2013, del 17,05 per cento nel 2014 e del 31,99 per cento nel 2015, attestandosi a 21.497.044; il risultato di amministrazione si è costantemente ridotto, passando da euro 19.034.509 nel 2012 a 3.565.643 euro nel 2015, con un calo complessivo di 81,27 punti percentuali, anche per il drastico ridimensionamento della consistenza di cassa, passata da 27.126.554 euro, a fine esercizio 2012, ad euro 1.488.725 alla data del 31 dicembre 2015, registrando una riduzione del 94,51 per cento.

Quanto alla gestione dei residui, la Relazione sottolinea che nel quadriennio in esame vi è stata una costante diminuzione degli stessi. Quelli attivi (entrate accertate ma non riscosse), sono passati da 48.088.971 milioni di euro nel 2012 a 40.473.515 milioni euro nel 2015 (-15,8%), mentre quelli passivi (spese impegnate ma non ancora ordinate ovvero ordinate ma non ancora pagate) sono scesi da 56.181.016 a 38.396.598 milioni di euro (-31,7%), con un saldo che diviene positivo per la prima volta nel 2015 (per 2,08 milioni di euro).

Al riguardo, i magistrati contabili, in considerazione della tutt’altro che trascurabile consistenza di tali residui, invitano “l’ente a porre in essere ogni iniziativa per consolidare e accelerare il percorso di smaltimento dei residui passivi e di recupero dei crediti, nonché di accertamento dei presupposti che giustifichino l’iscrizione in bilancio dei residui attivi”.

Nella Relazione, si legge, infine, che “Nonostante alcuni segnali di lieve miglioramento della situazione finanziaria nell’ultimo periodo, i risultati negativi degli esercizi in esame, visto il disposto dell’art. 15, comma 1-bis, del D.L. 98/2011, convertito con modificazioni dalla legge 111/2011 e relativa circolare del Mef n. 33 del 28 dicembre 2011, impongono l'adozione sia di adeguate misure e iniziative a carattere strutturale e organizzativo, sia il ricorso ad ogni possibile iniziativa tesa al perseguimento di obiettivi di entrata diversi ed ulteriori rispetto al contributo ordinario posto a carico dello Stato”.

Tale ultimo richiamo normativo, ci ha indotti a meglio approfondire i dati contabili riportati nella Relazione dei giudici contabili di via Baiamonti, attraverso l’esame dei conti consuntivi approvati dall’Ispra, per cercare di verificare se i disavanzi riportati dal 2012 al 2015 fossero stati ripianati con l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione disponibile accertato nell’esercizio precedente, siccome previsto dalla legge citata dalla medesima Corte e dalla circolare del Mef.

Nei consuntivi presenti nella pagina “Trasparenza amministrativa” del sito web dell’Ispra, però, probabilmente per nostri limiti, non siamo riusciti ad individuare quanto dell’avanzo di amministrazione accertato nelle annualità dal 2011 al 2014 fosse disponibile e sufficiente per ripianare i disavanzi di competenza relativi al quadriennio 2012-2015 e quanto, invece, non lo fosse, perché soggetto a un vincolo di destinazione.

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