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Domenica, 28 Apr 2024

Fede e scienza, per quel che se ne sa, non sono mai andate d’amore e d’accordo, d'altra parte gli scienziati hanno dovuto lottare non poco per difendere la propria indipendenza di pensiero dall'invadenza della Chiesa, e non solo cattolica. E se ora non si guardano in cagnesco, ci sono stati tempi in cui avevano rapporti tesissimi. Tempi assai lontani, quando la Chiesa, forte del suo potere temporale, faceva di tutto affinché la scienza non mettesse in discussione i suoi dogmi o dubitasse delle sue credenze. E’ rimasto celebre il caso di Galileo Galilei, costretto ad abiurare per conformarsi ai dettami dell’autorità ecclesiastica dell’epoca. Abiura che gli consentì di salvare anche l’osso del collo, mentre Giordano Bruno, meno arrendevole, ce l’aveva rimesso.

Non è decisamente questa la sede per ripercorrere gli ultimi tre secoli di incontri/scontri tra questi due pilastri della civiltà occidentale. Quel che possiamo dire è che, di certo, rispetto ai tempi di Galilei, la posizione della scienza, fortunatamente, si è di molto rafforzata rispetto a quella della chiesa. Resta il fatto, comunque, che certe ferite fanno fatica a rimarginarsi, anche perché un certo pensiero oscurantista nella chiesa sembra duro a morire.

E’ accaduto così, per arrivare ai nostri giorni, che nel 2008 la scienza si è presa una piccola rivincita, impedendo all’allora pontefice, Benedetto XVI, di parlare alla Sapienza di Roma, dove era stato invitato all’inaugurazione dell’Anno Accademico.

Con un singolare capovolgimento, questa volta il “non possiamo, non vogliamo” veniva brandito come un’arma dalla scienza contro la Chiesa. L’iniziativa di negare l’ingresso di Ratzinger al tempio romano della scienza era partita, come qualcuno ricorderà, da una lettera aperta, pubblicata da Il Manifesto, a firma del prof. Marcello Cini, che ricevette la condivisione e l’appoggio di 61 scienziati e studiosi dell’ateneo, tra i quali Carlo Doglioni, attuale presidente dell’Ingv.

Non è perciò senza sorpresa che abbiamo appreso che domani, 1° dicembre, l’Ingv - come da comunicazione in data 27 novembre al personale dell'ente - sarà visitato da mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo ausiliare di Roma (rectius, Vescovo di Teramo dal 23 novembre scorso) nonché coordinatore della Pastorale Universitaria. Sarà proprio Carlo Doglioni a riceverlo in Sala Conferenze, dove tutti i dipendenti dell’ente sono sati invitati "per rendergli omaggio" e, chi lo desidera, potrà anche ritirare una copia tascabile del Vangelo di Marco, che accompagnerà l’anno liturgico a partire dal periodo di Avvento 2017.

Si sa che tempora mutantur et nos mutamur cum illis. E' vero che l'attuale Pontefice e le alte gerarchie vaticane sono molto diverse da quelle di allora. Tuttavia, è anche comprensibile che siano in tanti a chiedersi cosa sia avvenuto medio tempore, rispetto al non lontano 2008, nell’esperienza umana di Doglioni; a domandarsi, insomma, quale evento significativo abbia potuto trasformare chi, insieme ad altri, aveva chiesto e ottenuto di impedire la lectio magistralis del prof. Ratzinger, tanto da indurlo a ricevere in pompa magna presso l'Istituto che presiede l'ex vescovo ausiliare di Roma.

Non sappiamo se, come San Paolo sulla via di Damasco, anche Doglioni abbia avuto la sua folgorazione, magari su quella di Vigna Murata. Resta il fatto, incontestabile, si parva licet componere magnis, che l’”apertura” di Doglioni contribuirà sicuramente a rendere più distesi i rapporti tra scienza e fede.

Rimane, comunque, innegabile la circostanza che una comunità di lavoro (come una di studio) accoglie – come veniva giustamente sottolineato nella lettera dei 61 di condivisione dell'iniziativa del professor Cini – donne e uomini “di ogni credo e di ogni ideologia”...

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