Dopo anni di scontri in Tribunale, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e il Comune di Pisa starebbero per deporre le armi e giungere finalmente a una pacificazione.
Motivo del contendere, una porzione del complesso immobiliare Sesta Porta, realizzato dalla società Sviluppo Pisa (attualmente in liquidazione), posseduta al 100% dalla Pisamo spa, il cui capitale è interamente detenuto dal Comune di Pisa.
Nel 2009, l’Ingv si era impegnato ad acquistare una porzione del realizzando complesso, pari a 3000 mq, destinato a ospitare la propria sezione operante nella città della Torre pendente.
Nel 2013, l’ente al cui vertice nel frattempo era giunto Stefano Gresta, invocando asserite inadempienze da parte della società pisana ed anche motivi di spending review, deliberava di risolvere il contratto e di avviare un’azione giudiziaria dinanzi al Tribunale di Pisa contro la stessa società.
Quest’ultima decideva di passare al contrattacco e citava a sua volta in giudizio l’ente innanzi al Tribunale di Roma, che condannava l’Ingv a pagare alla società la somma di 900 mila euro.
La disputa, comunque, continuava e continua tuttora nelle aule dei Tribunali dove pende più di un contenzioso, ma potrebbe concludersi a breve perché, stando ad alcune dichiarazioni rilasciate di recente alla stampa dal sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, tra i due enti ci sarebbe la volontà di arrivare ad una intesa.
In pratica, si tratta dell’ipotesi già “svelata” dal Foglietto più di un anno fa, con un articolo dal titolo Ingv, un’eredità della vecchia gestione tiene sulle spine l’attuale cda, nel quale si affermava, tra l’altro, che “La nuova amministrazione dell'ente, forse perché resasi conto delle conseguenze in caso di un esito sfavorevole dei predetti contenziosi, avrebbe deciso di esplorare la via dell'accordo bonario con la controparte e, per questo, ha chiesto all'Agenzia delle Entrate di stimare il valore di una porzione dell'immobile in questione, 1370 mq. anziché i 3000 originari, superficie che la società proprietaria, al fine di chiudere l'annosa querelle, a settembre 2014 si era dichiarata disponibile a ridurre, con conseguente contrazione del prezzo complessivo pattuito: 5,1 milioni anziché 9”.
Staremo a vedere se l’accordo transattivo andrà a buon fine oppure se a porre la parola fine sulla sconcertante querelle saranno, fra qualche lustro, i Tribunali.