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Venerdì, 05 Dic 2025

Dopo il nostro (ennesimo) articolo sulla sconcertante vicenda dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), senza legale rappresentante e, quindi, privo di presidente da più di quindici giorni, anche questa settimana ci apprestavamo a censurare ancora una volta l’inerzia del governo.

Per puro caso, però, abbiamo appreso che due giorni fa, vale a dire il 18 settembre, l’ente di via Balbo, senza squilli di trombe, anzi quasi alla chetichella, aveva comunicato - con uno striminzito quanto laconico annuncio dal titolo Il Prof. Maurizio Franzini incaricato per lo svolgimento delle funzioni di presidente dell’Istituto, apparso sulla pagina “Intranet” (il cui accesso è consentito al solo personale dello stesso ente) - che: “In attesa della nomina del nuovo vertice dell’Istat, sono affidate al Consigliere dell’Istituto prof. Maurizio Franzini le funzioni previste dall’art. 3 del DPCM del 28 giugno 2011”.

Inevitabili i commenti all’interno dell’ente: c’è chi ha parlato subito di scarsa trasparenza, chi di passticcio. Noi riteniamo che vada aggiunta anche una certa disattenzione, per quanto attiene agli estremi del richiamato DPCM, dal momento che lo stesso - salvo prova contraria - non reca la data del 28 giugno 2011 bensì del 28 aprile 2011.

Quanto alla scarsa trasparenza, è appena il caso di evidenziare che la notizia riguardante la nomina di vertice, seppure nella veste di facente funzioni, andava e va comunicata tempestivamente urbi et orbi, con una doverosa annotazione nella pagina “Amministrazione Trasparente” (presente in basso, a sinistra, del proprio sito web), con la pubblicazione del provvedimento con il quale è stata disposta la nomina stessa.

Solo nel pomeriggio di ieri, sempre e solo nella Intranet dell’Istituto di via Balbo è finalmente apparso anche il decreto con il quale il Presidente del consiglio, in data 28 agosto 2018, giorno di decadenza del prof. Alleva dalla carica di presidente, ha conferito al prof. Franzini l’incarico di svolgere i poteri di cui all’art.3, proprio come riportato nello stringato comunicato diffuso ai dipendenti dell’Istat. Rispetto al comunicato, l’unica differenza è il corretto richiamo al Dpcm del 28 aprile 2011. Il visto della Corte dei conti è stato appposto il 10 settembre.

In attesa che l’Istat provveda ad aggiornare il proprio sito web, resta integro il nodo politico e cioè che il governo gialloverde Salvini-Di Maio - da mesi al corrente che l’incarico quadriennale di presidente dell’Istat, conferito al professor Giorgio Alleva, andava a scadere il 14 luglio scorso - ha lasciato passare più di 60 giorni, compreso il termine di prorogatio di 45 giorni alla fine del quale lo stesso Alleva è definitivamente decaduto dall’incarico, senza individuare il nome del successore, da sottoporre al parere obbligatorio ma non vincolante delle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato.

Un bell'esempio di governo del cambiamento e della trasparenza!

Quanto al decreto adottato da Palazzo Chigi, basta poco per rendersi conto che ci troviamo di fronte a un provvedimento a dir poco originale, dato che richiama tutto e il contrario di tutto, finanche la norma dell’impedimento temporaneo del presidente, che non c’entra un bel niente dato che Alleva è scaduto ma non impedito, e persino circostanze future, come i censimenti che devono partire a ottobre prossimo et similia.

Ci stiamo limitando a due esempi fra tanti, ma invitiamo tutti a leggere per credere. Naturalmente, di ricorrere al termine “commissario” non si è pensato proprio, eppure la Corte Costituzionale, con sentenza n. 27/2004, ha precisato in maniera chiara ed inequivocabile che “il potere di nomina del Commissario Straordinario costituisce attuazione del principio generale, applicabile a tutti gli enti pubblici, del superiore interesse pubblico al sopperimento, con tale rimedio, degli organi di ordinaria amministrazione, i cui titolari siano scaduti o mancanti”. Ecco, appunto, proprio quello che si è verificato all’Istat che per legge, statuto e regolamento non prevede la figura del vice presidente, né del consigliere anziano.

Evidentemente, né sulla nomina di un commissario né tantomeno su quella di un presidente pleno iure, l'affiatata (si fa per dire) compagine governativa è riuscita, fino a oggi, a trovare la quadra.

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