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Venerdì, 29 Mar 2024

istat logo ID 6900"Il metro per giudicare la compattezza della maggioranza è nella velocità delle decisioni che si riescono ad assumere", ha dichiarato la presidente del consiglio Giorgia Meloni in un recente comizio elettorale a Brescia.

La procedura di nomina del presidente dell’Istat, bloccata da oltre due mesi, è perciò un segnale che la maggioranza di governo, al di là delle apparenze, è tutt’altro che coesa.

Il 9 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Funzione Pubblica, ha avviato l’iter di riconferma di Gian Carlo Blangiardo che, dopo il pensionamento avvenuto il 31 ottobre 2019, ha continuato a svolgere gratuitamente, con l’eccezione dei soli rimborsi spesa, il proprio mandato alla presidenza dell’Istat, iniziato ai tempi del governo Conte I, sorretto da Movimento 5 Stelle e Lega.

La decisione di puntare nuovamente su Blangiardo – resa possibile da una modifica normativa introdotta con il Decreto legge 13/2023, che consentirebbe allo stesso di cumulare la pensione e l’indennità di carica – è apparsa opinabile per due motivi: oggi, lo stesso Blangiardo è professore “emerito” e non più “ordinario”, come espressamente richiesto dal decreto legislativo 322/1989 per gli aspiranti presidenti dell'Istat; la scelta non è stata preceduta da un avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse.

Il parere sulla conferma di Blangiardo per un ulteriore quadrennio, che doveva essere espresso entro 20 giorni dalla designazione (prorogati di ulteriori 10), con il voto favorevole di 2/3 dei componenti delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, non c’è mai stato, nonostante la rapida  quanto inutile audizione dello stesso Blangiardo, tenutasi il 22 marzo scorso, tra le ore 8,35 e le ore 9, senza che al presidente designato fosse posta alcuna domanda da parte del membri delle medesime Commissioni.

Lo stesso giorno, scaduto il termine di “prorogatio” per il presidente uscente, l’Istat ha comunicato che il professor Francesco Maria Chelli, attualmente componente più anziano del Consiglio dell’Ente di via Balbo, “garantirà l’operatività degli atti di ordinaria amministrazione nonché la legale rappresentanza”.

E arriviamo così al 13 aprile scorso quando, nel corso di una riunione della Commissione Affari Costituzionali, l’ignaro senatore Parrini (PD) chiede al presidente Balboni (FdI) - il quale si riserva di acquisire elementi informativi per le vie brevi dal Governo - se, sul piano formale, Blangiardo "resti nella pienezza dei poteri fino alla nomina dl successore" (sic!).

Trascorsi inutilmente altri 20 giorni, lo stesso senatore torna a chiedere lumi, questa volta alla sottosegretaria agli Interni Wanda Ferro (FdI) che, al pari del suo collega di partito, si riserva anche lei di acquisire informazioni al riguardo.

A distanza di oltre due mesi, quindi, la maggioranza non sembra avere i numeri per la riconferma di Blangiardo, mentre il Governo – forse per non ammettere la brutta figura – tace e non dà segnali di voler risolvere una vicenda che appare sempre più imbarazzante, né di avviare la raccolta di manifestazioni di interesse tra i tanti professori ordinari in materie statistiche, economiche e affini, titolati a ricoprire il prestigioso incarico.

Nel frattempo l’Istat, al di là dell’ordinaria amministrazione garantita dal Consigliere anziano, continua a essere privo dell’organo di vertice pleno jure, l’unico abilitato ad assumere decisioni di governance.

Davvero singolare o, meglio, sconcertante il modus operandi del governo Meloni che, da un lato, fa le barricate per confermare alla guida dell'Istat il 74enne Blangiardo, già collocato in quiescenza dall'Università per sopraggiunti limiti di età e, dall'altro, approva lo scorso 4 maggio un decreto-legge che prevede, per le fondazioni lirico-sinfoniche (certamente meno determinanti dell'Istat per le scelte governative di politica economica e sociale), il divieto di ricevere incarichi, cariche e collaborazioni per coloro che hanno compiuto il 70° anno di età; con l'aggiunta che i Sovrintendenti attualmente in carica, che hanno compiuto i 70 anni di età alla data di entrata in vigore dello stesso decreto, cessano l'incarico a decorrere dal 10 giugno 2023.

Una norma subito battezzata dai media contra personam, in quanto ha di fatto posto anticipatamente fine al mandato di Sovrintendente di Stephane Lissner (70 anni compiuti lo scorso gennaio) al Teatro San Carlo di Napoli, per liberare una importante casella nel valzer delle poltrone da assegnare a soggetti graditi alla compagine governativa.

adriana spera 130x130Adriana Spera
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Sullo stesso argomento, due precedenti articoli del Foglietto:
Presidenza Istat, le acrobaziie giuridiche per (ri)nominare Blangiardo
Istat, per la nomina del nuovo presidente, altra fumata nera

 

 

 

 

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