Oggi, in occasione del World Suicide Prevention Day, Francesco Moscone, professore associato di Scienza delle Finanze presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari e docente presso la Brunel University di Londra, con una nuova ricerca, effettuata in collaborazione con la stessa Brunel University, le Università di Padova e Milano-Bicocca, pubblicata di recente sulla rivista accademica Economics and Human Biology, spiega come le notizie economiche possano essere usate per prevedere l’andamento nel numero dei suicidi e come il linguaggio dei media possa affrontare l'allarmante aumento del fenomeno.
ll professor Moscone, ha analizzato, insieme ai ricercatori delle Università di Padova, Elisa Tosetti e di Milano-Bicocca, Giorgio Vittadini, l'impatto delle notizie economiche diffuse dai media sulle previsioni riguardanti i numeri dei suicidi in Inghilterra e Galles.
Nel Regno Unito, il più alto tasso di suicidi si rileva tra le persone di età compresa tra i 45 e i 54 anni, e il suicidio è la principale causa di morte tra gli under 35. Nel 2021, 5.583 persone si sono tolte la vita in Inghilterra e Galles, con un aumento del 6,9% rispetto all'anno precedente.
La National Suicide Prevention Strategy (Strategia nazionale di prevenzione dei suicidi) del governo britannico mira a ridurre il tasso di suicidi in Inghilterra e a fornire sostegno a specifici gruppi considerati a rischio, tra cui bambini/e e giovani, uomini di mezza età, donne incinte e neo mamme.
Lo studio, condotto presso la Brunel University, ha attinto ad oltre 200.000 articoli di sei grandi quotidiani britannici che riportavano notizie di carattere economico. Il contenuto emotivo di ogni articolo è stato analizzato utilizzando il dizionario WordNet-Affect, che rileva le connotazioni emotive del lessico.
Nell’articolo, i ricercatori hanno misurato la presenza di quattro emozioni specifiche - paura, ansia, tristezza e disperazione - che sono comunemente legate alla scarsa salute mentale e alla depressione.
“Abbiamo riscontrato una relazione significativa tra i commenti fortemente negativi sulle condizioni economiche nei testi analizzati e l'aumento nel numero di suicidi”, spiega il professor Moscone, per il quale “la correlazione era particolarmente marcata quando il linguaggio utilizzato rimandava a emozioni di paura e disperazione”.
Il professor Moscone, nell’evidenziare come gli indicatori emotivi rilevabili negli articoli permettano di cogliere alcuni elementi legati alle percezioni e all'umore che influenzano il comportamento suicida e le scelte individuali, aggiunge: “Ci siamo concentrati sulle scelte lessicali dei media per penetrare il complicato nesso tra media, linguaggio e salute mentale, e i risultati suggeriscono che gli articoli in cui si veicolano sentimenti negativi molto forti potrebbero metterci precocemente in guardia circa il deteriorarsi della salute mentale pubblica. Le notizie economiche possono aiutarci a prevedere i tassi di suicidio con maggiore efficacia rispetto alle determinanti tradizionali, quali il tasso di disoccupazione, l'età e le condizioni meteo estreme”.
Dati i tempi lunghi con cui vengono rilasciate le statistiche ufficiali sui suicidi, il professor Moscone ritiene che monitorare il linguaggio utilizzato dai media nel riportare le notizie economiche potrebbe aiutare le autorità a prevedere le tendenze dei suicidi consentendo una più efficace distribuzione delle risorse a sostegno della salute mentale.
“Nel Regno Unito i dati relativi ai suicidi - sottolinea Moscone - vengono pubblicati ogni due anni, mentre seguire le tendenze economiche ci permetterebbe di fare previsioni nell’arco di tre mesi. I nostri risultati sono applicabili anche all'Italia, un Paese che sta affrontando una crisi di salute mentale aggravata dagli effetti del Covid-19”.
In Italia, nel 2021, a togliersi la vita sono state 3.792 persone, con un’incidenza del 5,9 per centomila abitanti. Il più alto tasso di suicidi si rileva tra le persone di età compresa tra i 45 e i 64 anni, prevalentemente uomini, con basso livello di istruzione.
“I media - conclude Moscone - hanno un forte impatto sulla società e i nostri risultati rivelano l’influsso al tempo stesso sottile e profondo dei media sulla salute mentale collettiva. Comprendere queste dinamiche significa aprire le porte a un sostegno e a un intervento proattivo in favore dei servizi di salute mentale”.