di Alex Malaspina
Vicinitas est mater discordiarum. Valeva per i romani di ieri e vale ancora per quelli di oggi, tanto che spesso ci vuole un giudice per ridare serenità ai consociati.
Così è andata per la lite intervenuta, nonostante il nome che porta, tra la Parrocchia Regina Pacis e gli abitanti di un vicino condominio nel quartiere di Monteverde a Roma.
Questi lamentavano “intollerabili immissioni acustiche e luminose, diurne e notturne”, provenienti da due campi di calcetto e uno di basket costruiti dalla Parrocchia, privi di coperture e illuminati ognuno da quattro potenti riflettori.
Come non bastasse, anche le campane facevano la loro parte di chiasso, determinando repentini, bruschi risvegli dei malcapitati condomini. Una situazione abbastanza faticosa da sopportare, anche dal più devoto dei cristiani e non risoltasi nemmeno dopo il coinvolgimento delle forze dell’ordine, intervenute pro bono pacis.
Accogliendo parzialmente il ricorso con il quale si chiedeva il risarcimento dei danni patrimoniali (deprezzamento degli immobili) e non patrimoniali (danno biologico, morale, esistenziale, relazionale e psicologico), con ordinanza del 9 maggio 2011, la sesta sezione del Tribunale civile di Roma, compensando tra le parti le spese della procedura, ha ordinato alla Parrocchia di “astenersi da fare utilizzo delle aree sportive costituite dai due campi di calcetto e dal campo di basket, quanto alle ore mattutine prima delle ore 10:00 e oltre le ore 13:00 e quanto alle ore serali prima delle ore 16:00 e oltre le ore 20:00; di limitare lo scampanio delle ore 7:00 a un tempo massimo di 20 secondi di rintocchi”.
Sotto quest’ultimo profilo, una indubbia vittoria per i ricorrenti, per i quali le campane di cui la Parrocchia era dotata ogni mattina riproducevano alle fatidiche ore 7 ben 71 rintocchi, per il tempo di 1 minuto e 14 secondi.
L’auspicio del Tribunale sembra essere: la causa è finita, andate in pace. Sarà così oppure verrà proposto appello? Vedremo.