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Mercoledì, 03 Lug 2024

di Biancamaria Gentili

Il team di esperti “tagliatori” guidato dal manager Enrico Bondi, chiamato a Palazzo Chigi col preciso compito di far risparmiare all’erario circa 4,5 miliardi di euro entro la fine dell’anno, è al lavoro.

Dalle prime indiscrezioni, riportate dalla stampa e anche dal Foglietto della scorsa settimana, nel mirino degli esperti ci sono anche gli enti di ricerca.

Se appare scontata la decisione di accorpare al Cnr enti “minuscoli”, come il centro Fermi e l’Istituto italiano di studi germanici, che messi assieme hanno un numero di dipendenti non superiore a quindici, un po’ più impegnativi appaiano altri due progetti.

Il primo riguarda l’accorpamento al Cra di altri due enti di ricerca vigilati dal ministero delle Politiche agricole e forestali: l’Inea e l’Inran. La  poltica, sia di centro-destra che di centro-sinistra, sembra favorevole all’operazione, mentre ci sono forti resistenze da parte degli enti interessati e al riguardo proprio ieri c’è stato un incontro al dicastero di via XX Settembre tra il sottosegretario Braga, i sindacati e i rappresentanti degli enti da unificare.

Molto più clamoroso, invece, appare il progetto che coinvolgerebbe l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l'Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste e il Dipartimento scienze della terra del Cnr.

Dalla loro fusione, finalizzata alla razionalizzazione della spesa, nascerebbe una sorta di super Ingv, che alla sua attuale rete scientifica andrebbe ad aggiungere l’importante istituto triestino e ben tredici istituti del Cnr, che afferiscono proprio al dipartimento interessato all’operazione che - per inciso - ha un budget annuo di circa 50 milioni di euro. Se il progetto andasse in porto, in Italia nascerebbe un vero colosso scientifico dello specifico settore, senza eguali in Europa.

Anche in questo caso, le resistenze non mancheranno, non solo da parte del Cnr, che da sempre persegue una politica di espansione, come accaduto con l’incorporazione sia dell’Istituto di fisica della materia (Infm) che dell’Insean, ma anche da parte dell’Ogs e dello stesso Ingv.

Se l’unificazione si concretizzasse, infatti, all’Ingv salterebbe l’attuale organo di vertice, per lasciare il posto a una gestione commissariale, che dovrebbe garantire la realizzazione della fusione, fino alla approvazione dello statuto del nuovo super Ingv.

Se dai calcoli del team Bondi dovesse emergere che il presunto risparmio è di tutto rispetto, le resistenze avrebbero scarse possibilità di successo.

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