di Rocco Tritto
Con un dpcm del 23 gennaio scorso, a firma del ministro della funzione pubblica, Giuseppe Patroni Griffi, sono state rese pubbliche le nuove dotazioni organiche degli enti di ricerca, sottoposte alle riduzioni di cui all’art. 2 del decreto 6 luglio 2012, n.95 (spending review), convertito in legge 7 agosto 2012, n.135.
Complessivamente, la forza lavoro a tempo indeterminato per gli enti pubblici di ricerca ammonta a 24.434 unità, di cui 12.978 ricercatori/tecnologi, 11.299 tecnici/amministrativi e 157 dirigenti di prima e seconda fascia.
L’ente con la maggiore dotazione organica è il Cnr, con 8020 unità, seguito dall’Enea con 2903, dall’Istat con 2493 e dal Cra con 1902, che precede l’Infn con 1797.
Fanalino di coda è l’Istituto italiano di studi germanici, che presenta un dotazione organica di 6 unità, con un solo ricercatore e 5 amministrativi.
In penultima posizione, il Centro Fermi con 8 unità, di cui due ricercatori, due tecnici, un funzionario di amministrazione e due collaboratori amministrativi.
In terz’ultima posizione, l’Istituto nazionale di alta matematica (Indam), con dieci unità di personale. L’Indam detiene il singolare primato di non avere nella propria dotazione organica neppure un ricercatore/tecnologo, ma soltanto un dirigente di II fascia, tre funzionari di amministrazione, quattro collaboratori amministrativi e due operatori, sempre amministrativi.
Un discorso a parte merita la distribuzione dei dirigenti di I e II fascia che, nel complesso, sono 157, in media uno ogni 155 dipendenti.
Infatti, mentre, ad esempio, il rapporto è di un dirigente per 898 dipendenti all’Istituto nazionale di Fisica nucleare, di 668 al Cnr e di 607 all’Inaf, allo Science Park di Trieste per ogni 17 dipendenti, uno è dirigente; all’Ispra il rapporto è di uno a 32; all’Asi e all’Inea di uno a 59; all’Ogs di uno a 100; all’Enea di uno a 103; al Cra di uno a 105; all’Istat di uno a 225.
Una discrasia che appare incomprensibile ma che avrebbe dovuto costituire oggetto di attenta riflessione da parte del ministero della funzione pubblica, con la consequenziale adozione di provvedimenti idonei ad eliminare una vera e propria giungla della dirigenza.
Analoga attenzione si sarebbe dovuta riservare agli enti di ricerca, che definire microscopici appare davvero esagerato.
Che senso ha tenere in vita enti la cui dotazione organica raggiunge al massimo le dieci unità o che non hanno neppure un ricercatore/tecnologo?
Neppure in questo settore il governo dei tecnici è riuscito a essere incisivo, preferendo accanirsi con tagli lineari che hanno mietuto vittime soprattutto tra quello che una volta veniva definito ceto medio e tra i meno abbienti, aggravando la crisi occupazionale che da anni affligge il nostro paese.