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Giovedì, 04 Lug 2024

A pochi mesi dall’avvio del Programma, le valutazioni sui progetti presentati nell’ambito di Horizon 2020 iniziano a pervenire ai soggetti capofila delle proposte progettuali.

Il Programma richiama un numero vastissimo di competitor e quindi la concorrenza è sempre più preparata e strutturata. Pertanto, i livelli di qualità e coerenza generale dei progetti e l’attenzione di coloro i quali intendono cimentarsi nell’elaborazione di una proposta innovativa, devono essere elevatissimi.

Fin qui, in linea teorica, nulla di nuovo per ricercatori, progettisti ed esperti, che sono in fase di elaborazione di proposte, nell’ambito dei numerosi bandi. Importante considerare, però, che nelle prime tornate di progetti, le valutazioni da parte degli esperti nominati dalla Commissione Europea, si sono rivelate, in molti casi, decisamente basse, tanto da far riflettere a lungo sulla capacità propositiva di molti partecipanti. Ad esempio su un massimale di 10 punti è possibile ricevere un bel 2/10, che non può che sembrare, per chiunque, una votazione scarsissima! Questo però non avviene solo perché le proposte sono realmente del tutto inadeguate qualitativamente, come il punteggio farebbe supporre, ma è anche il risultato di una modalità di valutazione specifica e chiaramente identificata anche nel Manuale del Programma (H2020 Grants Manual) , dove viene stabilito che:

- in un regime di presentazione in “due fasi”, le proposte devono passare tutte le soglie per poter procedere alla valutazione della seconda fase;

- in un regime di valutazione 'multi-step' ci sono diversi passaggi e diversi esperti valutatori che esamineranno i diversi criteri. Proposte che non superano il punteggio soglia, non potranno procedere allo step successivo.

In concreto, accade che se non si supera un criterio, non si viene neanche valutati per i successivi, totalizzando di fatto il solo punteggio conseguito per una fase. In pratica, in una presentazione a due fasi, un punteggio di 2/10 è in realtà un punteggio di 2/5, poiché il secondo criterio è valutato automaticamente zero. Anche nella seconda tipologia si deve passare il punteggio soglia per poter procedere agli step successivi.

La procedura non è però nulla di nuovo, perché già in vigore nelle linee di valutazione del precedente 7° Programma Quadro. A differenza però di quanto accadeva per il Framework precedente, i rapporti di valutazione (i c.d. Evaluation Summary Report), che vengono inviati al Partner proponente, appaiono molto ridotti nella descrizione. In particolare si evince che i commenti, che di norma nel 7° Programma Quadro erano dettagliati, concreti, con esempi pratici di come sarebbe stato necessario implementare qualitativamente la proposta progettuale, ora sono molto sintetici, sommari e troppo spesso standard.

Questo è probabilmente dovuto a due motivi principali: il primo riguarda la volontà della Commissione di non esporsi troppo nel dettaglio del giudizio, per evitare ricorsi o riproposizioni di progetti comunque deboli, che rallenterebbero il processo amministrativo dell’intera call e quindi l’erogazione del finanziamento e l’avvio di attività che, se com’è evidente sono reputate necessarie, devono essere avviate nel più breve tempo possibile. In questo senso l’azione della Commissione andrebbe premiata, se consideriamo che molti gestori di amministrazioni pubbliche in Italia, non hanno ancora assimilato e messo in pratica con cognizione e rigore i principi di efficacia, efficienza ed economicità!

Il secondo riguarda i valutatori ed il numero di progetti loro affidati, per cui non appare possibile riuscire - in tempi ragionevoli - a personalizzare le valutazioni dei progetti che non hanno superato la soglia minima per il finanziamento. Inoltre è da considerare che in genere nella prima fase di presentazione, anche il progetto presentato e quindi valutato, è una versione sintetica della più completa elaborazione, che dovrà essere proposta nella seconda fase, qualora ammesso.

Sembra quindi che, per onorare principi di efficacia ed efficienza, per garantire nei termini stabiliti l’avvio delle attività finanziabili, l’orientamento prevalente sia la valutazione a due fasi (sbarramento anche per un solo criterio non superato quindi) e predisposizione di un rapporto di valutazione più dettagliato solo per le valutazioni che prevedono un regime ad ‘una sola fase’ o per la seconda fase negli altri casi.

Questo, da una parte, rappresenta un ostacolo per migliorare la qualità dei progetti ed eliminare gli errori, magari comuni a più proposte progettuali. In pratica si limita la possibilità di imparare dagli errori commessi (lessons learned). Non che ci si aspetti un intento strutturalmente didattico, ma almeno una valutazione che ripaghi del tempo e degli sforzi investiti nella presentazione della proposta e che, allo stesso tempo, possa aiutare a capire come trasformare quel 2/5 in un 4/5. Va da sé che in questo contesto sia necessario presentare proposte progettuali che non abbiano neanche “un” elemento qualitativamente inadeguato.

D’altro canto però, è sempre più opportuno, nell’attuale contesto di crisi economica e sociale, che le amministrazioni si muovano nella massima efficienza ed economicità, semplificando tempi e modalità di erogazione di fondi, specie per le attività di studio e sperimentazione, nell’ambito di articolati programmi di ricerca, che producono effetti reali di crescita della conoscenza.

E se l’Europa sembra riuscire a scegliere procedure efficaci ed efficienti, la rete italiana non sembra riuscire a goderne degli effetti. Ciò è tanto vero che, in quei casi (e non sono pochi) in cui le eccellenze italiane riescono a superare competitor e valutatori europei, spesso non riescono successivamente a sconfiggere le difficoltà amministrative domestiche con il risultato - troppo spesso noto - di non riuscire poi ad utilizzare interamente quei fondi reperiti con tanta difficoltà.

 

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