Dopo aver deciso il blocco dei contratti pubblici anche per il 2015, ma non si esclude che venga prolungato al 2017, il governo - bontà sua - vorrebbe dare uno zuccherino a una categoria di lavoratori che più di tutti si sta facendo carico degli effetti di una crisi economica manifestatasi sotto il governo Berlusconi e perpetuatasi con i successivi esecutivi, a nulla valendo, fino a oggi, i miracolistici “annunci” fatti dall’uomo della provvidenza, che dal 24 febbraio scorso siede a Palazzo Chigi.
Resisi conto, meglio tardi che mai, che quando è troppo è troppo, soprattutto dopo la levata di scudi dei comparti difesa e sicurezza, la ministra Madia starebbe meditando sulla possibilità di porre fine, da gennaio 2015, non al blocco dei contratti ma a quello delle retribuzioni, inchiodate sempre al 2010, che avevano bloccato gli scatti stipendiali (come nel caso dei docenti universitari e delle forze dell’ordine), le fasce stipendiali (per ricercatori e tecnologi) e le progressioni economiche e di livello, per il personale tecnico-amministrativo.
Per porre molto parzialmente fine all’odiosa ingiustizia perpetrata nei confronti del pubblico impiego, all’inquilino di Palazzo Vidoni servirebbe almeno un miliardo di euro.
Dove reperirlo? Ancora una volta, si fa affidamento sui risparmi che la tanto attesa spending review dovrebbe assicurare. Una sorta di manna che, fino a oggi, nessuno ha visto.