Brutte notizie per chi si appresta a lasciare il lavoro per la meritata quiescenza. Dal 2016, infatti, prima di approdare al traguardo pensionistico, serviranno quattro mesi in più di permanenza in servizio: per gli uomini, le pensioni di vecchiaia saranno corrisposte a 66 anni e 7 mesi (oggi il limite è a 66 anni e 3 mesi), così come anche per le donne che lavorano nell'amministrazione pubblica. Per le donne impiegate nel settore privato, l'età per la pensione si alzerà a 65 anni e 7 mesi (oggi sono 65 anni e tre mesi), mentre per le donne che lavorano autonomamente, il nuovo limite da gennaio 2016 sarà di 66 anni ed un mese (oggi sono 65 anni e nove mesi).
Per coloro che intendono usufruire nel 2016 della pensione anticipata, i contributi richiesti devono essere pari a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
A stabilirlo è stato il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 16 dicembre scorso (pubblicato in G.U. n. 301 del 30 dicembre 2014), che recepisce gli aggiornamenti dei parametri sulla “speranza di vita”, effettuati dall’Istat.
Il provvedimento del Mef, oltre a differire i requisiti d’età per i pensionamenti dei lavoratori (uomini e donne) del pubblico e del privato in base alle nuove aspettative di vita, aggiorna anche il sistema delle quote in vigore prima della riforma Fornero, che ancora è valido per determinati target tra cui i prepensionati del pubblico impiego, i lavoratori adibiti ad attività usuranti e gli esodati.
Per costoro - stabilisce il decreto - dal 2016 “i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla tabella B allegata alla l. n. 243/2004 e successive modifiche ed integrazioni” verranno ulteriormente incrementati di 0,3 unità.
Ciò significa che il diritto all’uscita dal lavoro potrà essere conquistato solo con il raggiungimento della quota 97,6 e 61 anni e 7 mesi di età (contro i 97,3 e 61 anni e tre mesi di oggi).