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Giovedì, 04 Lug 2024

altMentre non c’è giorno che non filtrino sulla stampa ipotesi in cantiere per riformare la legge Fornero (n. 214/2011) in materia pensionistica, una notizia può essere data con certezza ed è quella riguardante le pensioni anticipate decorrenti dal 1° gennaio 2015, che non saranno più soggette ad alcuna penalizzazione, anche se l’accesso al trattamento pensionistico avviene con meno di 62 anni di età.

Si tratta, comunque, di una “esenzione” a tempo, dal momento che troverà applicazione per i soli lavoratori (sia pubblici che privati) che matureranno il requisito contributivo entro il 31 dicembre 2017, anche se l'accesso alla pensione dovesse avvenire in data successiva.

A chiarire tutta la questione ci ha pensato l’Inps, che il 10 aprile scorso, con la circolare n. 74, ha diramato le modalità applicative della disposizione prevista dal comma 113 dell’art. 1 della legge di stabilità 2015 (n. 190 del 23 dicembre 2014).

Sino alla fine del 2017, dunque, lavoratori che accedono alla pensione anticipata con meno di 62 anni di età, non subiranno le penalità introdotte dalla legge 214/2011 (legge Fornero), che prevedeva, a decorrere dal 1° gennaio 2012, una riduzione pari a un punto percentuale per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni; tale percentuale veniva raddoppiata per ogni anno di ulteriore anticipo rispetto a due anni.

La norma era stata da subito oggetto di modifica con la legge 14/2012, che aveva precisato che le penalità non sarebbero state applicate fino al 31 dicembre 2017 qualora l’anzianità contributiva derivasse esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l'assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria, nonché per la donazione di sangue e di emocomponenti.

A seguito della citata legge di stabilità 2015, le penalità non verranno applicate comunque, a prescindere dall’«anzianità contributiva derivante esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro».
Sul fronte dei requisiti, sia anagrafici che contributivi, per accedere alla pensione, come dicevamo in apertura, continuano a circolare ipotesi di modifica.

C’è chi, come il presidente della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), vorrebbe consentire il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 35 di contributi, con una penalizzazione dell’8 per cento, mentre sia agli uomini che alle donne l’accesso alla pensione dovrebbe avvenire con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica e senza alcuna penalizzazione.

Più cauto il ministro del Lavoro Poletti, che ha riesumato la proposta del “prestito pensionistico”, ideata dal governo Letta, in base alla quale al lavoratore non molto distante dal traguardo della pensione verrebbe data la possibilità di incassare in via temporanea un assegno pensionistico, da restituire in piccole somme al momento della collocazione in quiescenza per sopraggiunti limiti di età (pensione di vecchiaia).

Anche l’Inps si appresterebbe a dire la sua, mentre Confindustria, dalle colonne del suo quotidiano, invita il premier Renzi a smentire “magari con un tweet”, ogni e qualsiasi ipotesi di modifica della legge Fornero, definita “l’architrave della manovra che nel 2011 ha evitato il crac dell’Italia”.

Staremo a vedere quello che accadrà nelle prossime settimane.

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