Giornale on-line fondato nel 2004

Venerdì, 17 Mag 2024

Nei giorni scorsi l'Istat ha reso noti i numeri dell'economia sommersa e illegale che, per motivi di comparabilità internazionale, dalla metà degli anni '80 è una componente non trascurabile del Pil.

L’economia non osservata, sulla quale non vengono pagate le tasse, ammontava nel 2013 a 207 miliardi di euro, il 12,9% del Pil.

La sottodichiarazione dei ricavi delle imprese vale 99 miliardi di euro, il lavoro irregolare 72 miliardi, altre forme di economia sommersa fatturano 19,5 miliardi, mentre l’introito delle attività illegali (traffico di stupefacenti, contrabbando e prostituzione) è di 16,5 miliardi.

L’economia in nero in Italia è un settore florido che non conosce crisi, anzi. Rispetto al 2011 è aumentata di quasi 5 miliardi e senza di essa la caduta del Pil sarebbe stata ancora maggiore, lo 0,3% in più.

Ad aumentare in questi due anni è stata soprattutto l’evasione o elusione delle imprese, che hanno nascosto al fisco 6 miliardi di euro di valore aggiunto, tra costi gonfiati e riduzione del fatturato.  Particolarmente attive nel sottrarsi alle tasse sono risultate le imprese del settore delle costruzioni passate dal 12,2% al 14,2% del valore aggiunto sommerso, le attività commerciali (dal 12,8% al 13,9%) e i servizi professionali (dal 15,7% al 17,5%).

Quasi il 40% dell’economia in nero (80 miliardi di euro) è riconducibile al settore del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione, ai quali si aggiungono 40 miliardi di servizi alle persone e professionali. In aumento anche il traffico di stupefacenti, il cui mercato nel 2013 valeva 11,5 miliardi di euro.

Ma l’aspetto forse più rilevante di questo spaccato dell’Italia sommersa e illegale è nella diversa percezione della pressione fiscale, cioè dell’ammontare del gettito di imposte erariali e locali e di contributi previdenziali in rapporto al Pil.

La pressione fiscale in Italia, già di per sé elevata, è stata del 41,6% nel 2011, è salita al 43,6% nel 2012 (con la cura Monti) e si è assestata al 43,5 nel 2013.
Se però sottraiamo al Pil l’ammontare dell’economia non osservata, ricavando il Pil effettivamente imponibile, la pressione fiscale corretta balza al 47,4% per il 2011 e sale al 49,9% nel 2012 e 2013, con un gap in costante crescita.

In Italia, chi produce regolarmente il proprio reddito, deve versarne la metà allo Stato in tasse e contributi. Forse è questo uno dei motivi per cui in tanti preferiscono evadere.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.francomostacci.it
twitter: @frankoball

 

empty alt

Omesso controllo sull’attività dei dipendenti, legittima sanzione al dirigente

Dopo Tribunale e Corte d’appello, anche la Cassazione, con ordinanza n. 8642/2024 del 2 aprile...
empty alt

Garante privacy: il datore di lavoro non può negare al dipendente l’accesso ai propri dati

Il lavoratore ha sempre diritto di accedere ai propri dati conservati dal datore di lavoro, a...
empty alt

Un faccia a faccia sbagliato, che non si farà. Ma il danno è stato fatto

Ho sempre pensato, fin dalla sua vittoria a sorpresa nelle primarie che l'hanno eletta...
empty alt

Buon anniversario Maria Reiche, signora delle "Linee di Nazca"

Matematica, archeologa e traduttrice tedesca naturalizzata peruviana, Maria Reiche nasce a Dresda...
empty alt

Aliano, appollaiato sugli spettacolari calanchi della Basilicata, dove vive il ricordo di Carlo Levi

La tomba di Carlo Levi ad Aliano ricorda quella di Rocco Scotellaro. Due pareti, due ali, in...
empty alt

Barriere antierosione per proteggere le spiagge, solo danni alla biologia marina

Sono stato intervistato dalla terza rete TV nell’ambito di un servizio ben fatto, sull’erosione...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top