L’ultimo bollettino della Bce conferma ciò che gli osservatori di settore sapevano già per lunga esperienza di mercato. La grande gelata monetaria ha avuto un effetto pernicioso sul settore immobiliare, non solo dal punto di vista delle compravendite, ma anche da quello della produzione edile, che nel corso del 2023, seguendo un trend iniziato un anno prima, ha perduto parecchi punti.
Anche nel quarto trimestre dell’anno scorso, ricorda infatti la Bce, “gli investimenti nel settore dell’edilizia residenziale hanno subito un’ulteriore riduzione, come evidenziato dagli indicatori sia quantitativi sia qualitativi. Il prodotto nelle costruzioni, che rappresenta un indicatore anticipatore degli investimenti immobiliari, a ottobre e a novembre è sceso in media del 1,1 per cento rispetto al livello medio osservato nel terzo trimestre”. A ciò si aggiunga che l’attività edile risulta particolarmente contenuta, per non dire depressa.
Le indagini svolte dalla Commissione europea fra aziende e consumatori sui fattori che limitano l’attività nel settore mostrano, com’era prevedibile, l’insufficienza della domanda, subito seguita però – e questo è un fatto interessante – dalla carenza di manodopera. Ciò ha incoraggiato il trend declinante delle domande per concessioni edilizie, che ormai dura da sei trimestri.
Poca domanda e poca manodopera, con un trend che non accenna a invertirsi, anche “in coerenza con il sommesso indebitamento delle famiglie per prestiti per l’acquisto di abitazioni”. Un altro fantastico risultato ottenuto grazie (anche) ai tassi rasoterra.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
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