di Rocco Tritto
Fino a qualche anno fa, erano soprattutto i concorsi universitari a sollevare polemiche, critiche e interventi dei Tribunali amministrativi e non. Ora, invece, a detenere il tutt’altro che invidiabile primato sembrano essere gli enti pubblici di ricerca.
Mentre la storia, per molti versi incredibile, delle procedure selettive per ricercatori e tecnologi degli Epr, bandite a far data dal 2004, è ancora tutta da scrivere, si susseguono contenziosi e sentenze di annullamento di nomine di dirigenti con incarichi dirigenziali di prima fascia.
A tenere banco è quasi sempre il Consiglio nazionale delle ricerche.
Il Foglietto del 5 aprile scorso ha dato notizia dell’annullamento da parte del Tribunale di Roma della nomina di un direttore centrale in quanto, tra l’altro, i criteri di scelta erano "assolutamente inidonei a consentire, da parte del Cnr, una valutazione degli obblighi di trasparenza e di imparzialità, non consentendo alcun effettivo controllo sull'operato dell'ente in sede di individuazione del dipendente cui conferire l'incarico".
Adesso è la volta dell’Istat, sempre per la nomina di un direttore centrale, per la quale non sarebbero stati garantiti, contrariamente a quanto previsto dalla legge, né alcuna forma di pubblicità né alcun criterio di scelta. In pratica, l’Istat avrebbe operato ad libitum.
La prossima settimana, Il Foglietto tornerà ad occuparsi del Cnr, per il clamoroso annullamento della nomina di un direttore d’Istituto.
Sono in tanti a chiedersi, sempre con maggiore insistenza, quando si potrà assistere all’espletamento di procedure concorsuali regolari e trasparenti negli enti di ricerca.
Ma sarà mai possibile?