di Rocco Tritto
Ormai il dato è consolidato. A pagare i costi della crisi economica italiana, pilotata dalla troika Ue-Fondo monetario internazionale-Banca centrale europea, sono e saranno soprattutto i lavoratori dipendenti, vale a dire gli unici che mensilmente - e con conguaglio alla fine dell’anno - pagano puntualmente le imposte. Sembra paradossale, me è proprio così.
Ma non è finita, se è vero, come è, che al blocco dei contratti, per ora fino a tutto il 2014, che inchioda gli stipendi al 2009, assoggettandoli alla erosione del potere di acquisto causato dalla crescente inflazione, ha già fatto seguito il blocco delle carriere, per effetto del tristemente noto decreto n. 150/2009 (c.d. Brunetta). Sugli effetti negativi di tale provvedimento i giudici amministrativi hanno dato disco verde.
Ma il peggio deve ancora arrivare per i lavoratori dipendenti. Per rendersene conto è sufficiente dare una scorsa alla lettera - tenuta segreta fino a qualche giorno fa - che la Bce ha inviato al Governo italiano il 5 agosto.
I tecnocrati chiedono all’Italia l’adozione di provvedimenti lacrime e sangue per i lavoratori dipendenti: abolizione delle pensioni di anzianità; innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne; privatizzazioni; riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi. Quando qualche settimana fa Il Foglietto, senza conoscere il contenuto della lettera della Bce, aveva titolato “Grecia cavallo di Troia dei poteri forti per impoverire milioni di lavoratori dell'Ue” aveva colto nel segno. Purtroppo. Ora bisogna vedere se l’insano progetto verrà realizzato tra la rassegnazione generale.
Intanto, il 15 ottobre in tutta Europa è prevista una giornata di grande mobilitazione.