di Roberto Tomei
Si sa che gli italiani non sono grandi lettori. Né di libri, né di giornali. Questi ultimi, peraltro, hanno ricevuto un duro colpo alla loro diffusione tra il pubblico prima dalla televisione e poi da Internet.
Ma anche le rassegne stampa hanno fatto e fanno, magari senza volerlo, la loro parte per ridurre la vendita dei quotidiani, soprattutto presso coloro che sono interessati a conoscere soltanto le notizie relative a particolari settori dell'esperienza umana.
Ora, si sa che le rassegne stampa devono essere quanto più possibile complete, dato che si riferiscono a vicende "di nicchia", sulle quali è più facile andare "in profondità". Sempre che, naturalmente, questa profondità qualcuno la raggiunga.
Senza falsa modestia, Il Foglietto la raggiunge, quanto meno tende a raggiungerla, come gli viene riconosciuto sempre più di frequente dalla grande stampa nazionale e internazionale, che anche di recente ne ha ripreso e rilanciato alcune importanti battaglie di civiltà, prima ancora che di legalità.
Sorprende, perciò, anzi sgomenta, che un foglio come il nostro, a cui si riconosce prestigio e autorevolezza, venga, con pervicacia degna di miglior causa, sistematicamente escluso dalla rassegna stampa di grandi enti di ricerca, come il Cnr e l'Istat, che comunque, per ironia della sorte, non possono censurarlo quando sono gli altri a citarlo.
Se la libertà di stampa non sta a cuore nemmeno ai “comandanti” di codesti enti, dove andremo a finire!?!
Forse è il caso di darci un taglio. In fondo, si tratta sempre di usare le forbici.
Anche se per includere, non per escludere.