di Roberto Tomei
Al culmine della crisi della partitocrazia, il presidente Napolitano escogita il governo tecnico Monti-Fornero, varato col consenso di A(lfano), B(ersani) e C(asini).
Senza perdere tempo, i tecnici avviano le riforme per allontanarci dal baratro (Salva Italia) e farci risorgere (Cresci Italia).
Assunto il lavoro tra i principali obiettivi d'intervento, per far largo ai giovani nella pubblica amministrazione si abolisce l'esonero dal servizio, mentre resta ancora incerto il destino degli esodati.
Una volta il pensionamento veniva vissuto come un piccolo dramma. Oggi le cose vanno assai diversamente.
Qualche giorno fa un neopensionato in lacrime ha spiegato di essere addolorato non perché lasciava il lavoro ma per i suoi colleghi, destinati a restare inchiodati alle loro poltrone chissà ancora per quanto tempo.
L'unica certezza è, invece, rappresentata dalle difficoltà di stabilizzare lo spread, il differenziale tra i nostri titoli e quelli tedeschi, dal quale ci dicono dipendere il presente e il futuro del paese.
Ma in questo vortice di avvenimenti a rubare la scena è ora la spending review, con Enrico Bondi pronto a tagliare le spese degli enti.
Sicuramente ne vedremo delle belle. Il ministro dell'interno, Cancellieri, si è pubblicamente impegnata a cercare di far "scivolare" un dipendente ogni dieci del suo ministero, tagliando direzioni generali e accorpando prefetture.
Da notizie di stampa si è appreso che in quest'ultima impresa è coadiuvato dall'Istat, l'ente nel quale, in questi anni, le direzioni si sono invece moltiplicate.
Insomma, tutto si può dire tranne che manchi una coerente azione di governo.
A zittire i malpensanti, in ogni caso, ha già pensato, una volta per tutte, Oscar Wilde, ammonendo che la coerenza altro non è che la virtù degli imbecilli.