di Roberto Tomei
“Non ho bisogno di consigli. Grazie. So sbagliare da me”. Così diceva il famoso Pitigrilli.
Il governo Monti la pensa diversamente se è vero, come é, che ha rivolto un inusuale appello agli italiani affinché segnalino veri o presunti sprechi di pubbliche risorse, allo scopo di evitare un ulteriore e forse letale inasprimento dell’Iva.
A ricevere le segnalazioni, che questa volta non possono essere anonime, è stato chiamato niente di meno che il dottor Enrico Bondi, di anni 78, affermato tagliatore/risanatore di aziende in dissesto, con strumenti, però, non esportabili nel settore pubblico.
A storcere il naso, infatti, sono in molti e per ragioni tutt’altro che infondate.
Innanzitutto, Bondi dovrebbe concludere il compito che gli è stato assegnato entro dicembre prossimo, termine ultimo per decidere sull’aumento o meno dell’Iva. In poco più di sette mesi, il famoso risanatore aretino dovrebbe scandagliare ministeri, enti pubblici, regioni, province, comuni e asl, alla ricerca di spese pazze da tagliare, complessivamente sino a un ammontare minino, per il 2012, di 4,5 miliardi di euro. Operazione oggettivamente irrealizzabile, se non altro per mancanza di tempo e di mezzi.
Se si vuole veramente evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento, con inevitabile aumento di prezzi e recessione, a disposizione ci sono provvedimenti di rapida e semplice applicazione, che non richiedono particolari abilità: l’immediato blocco di consulenze, Tav e acquisto aerei militari F35. I risparmi sarebbero ingentissimi e in parte potrebbero essere destinati al rilancio dell’azienda Italia.
Bondi, invece, potrebbe occuparsi del risanamento della Rai, un’azienda privata, a capitale pubblico, le cui perdite da sempre vengono ripianate dal contribuente.