di Adriana Spera
In questi giorni, causa terremoto, sono sfuggite ai più alcune notizie che cambieranno in peggio il nostro futuro.
In Senato è passata la controriforma del lavoro ed è stato approvato in commissione il disegno di legge di riforma costituzionale, a firma Vizzini. Non paghi gli onorevoli Quagliariello e Calderisi, entrambi Pdl, hanno presentato 5 emendamenti che condurrebbero l'Italia verso il semipresidenzialismo.
Continua, quindi, l'opera di demolizione di quel sistema di diritti civili e sociali, posti alla base della Carta fondante della Repubblica ad opera di un Parlamento di nominati, che raccoglie consensi risibili nel Paese e che conta ben 89 inquisiti.
Insomma, mentre i parlamentari cercano di salvarsi a vicenda, di prolungare oltre ogni limite di decenza una legislatura che nuoce gravemente alla salute del paese, di spartirsi fino all'ultimo strapuntino, vogliono mandare alla nazione un falso messaggio di autorevolezza, stravolgendo definitivamente la forma di governo, senza che vi sia stata alcuna discussione pubblica.
La proposta iniziale è quella di un premierato simile a quello bocciato con referendum nel 2006. Il ruolo del Parlamento, che potrà essere sciolto dal presidente del consiglio al minimo dissenso, diviene assolutamente secondario, così come è ridotta la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica.
Una proposta che ricorda la legge n. 2263 del 1925, che modificò lo Statuto Albertino conferendo poteri eccezionali a Mussolini.
Stavolta, forti dei numeri in campo, non vi sarà alcun referendum confermativo. E così proprio i partiti, che dovrebbero essere lo strumento di rappresentanza per eccellenza, ormai allo sbando, infliggono una ferita insanabile al patto fra rappresentanti e rappresentati.