di Adriana Spera
Le turbolenze interne all’Ingv hanno scatenato una sorta di caccia alle streghe da parte della carta stampata.
Ci ha pensato, nel primo pomeriggio di ieri, Il Fatto Quotidiano, seguito dal Corriere della Sera, a sferrare un attacco tanto ingiustificato quanto sgarbato, dando voce ad anonimisti, asseriti precari dell'Ingv.
Un esempio di perbenismo italico di infimo profilo. Si sono rievocati trascorsi giovanili di attrice, del tutto legittimi, risalenti a circa un quarto di secolo fa, per mettere alla gogna ancora un volta una donna, Sonia Topazio, addetto stampa dell'Ingv. Una brava e preparata giornalista che, con una laurea in lettere, si sa ben districare in materie scientifiche quali sono la sismologia e la vulcanologia, con comunicati precisi e comprensibili anche per i profani.
Se fosse stato un uomo, tutta questa pruderie sicuramente non ci sarebbe stata. Ma tant'è, siamo in un paese dalla cultura patriarcale e misogina. Un paese di vigliacchi anonimisti, che evidentemente non hanno il coraggio di firmarsi altrimenti forse si potrebbe dedurre come sono stati assunti, di chi sono figli o allievi.
Ci saremmo aspettati da parte dei media la stessa attenzione per altri addetti stampa, adusi a presentare libri a CasaPound o che dimostrano scarsa confidenza con l'italiano. Una brutta pagina di giornalismo, immemore di ogni codice etico.
Come operatori dell'informazione, ci si dovrebbe battere per il rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, visto che il ricorso al precariato genera sicuramente tanti sfruttati ma può determinare anche qualche scorciatoia.
A Sonia va la solidarietà di chi scrive e di tutta la redazione del Foglietto.