di Rocco Tritto
L’autunno che milioni di lavoratori dipendenti si apprestano a vivere sarà di quelli che non si dimenticano facilmente.
Al serio rischio di licenziamento per decine di migliaia di lavoratori del settore privato, agevolato dalla recente legge di ”riforma” del lavoro, si deve aggiungere l’attacco a quel che resta delle buste paga, che il governo ha predisposto e perfezionato in questi ultimi mesi.
Incrementi di tariffe, imposte e carburanti andranno a falcidiare una busta paga il cui valore nominale è inchiodato al 2009 e che in questi ultimi quattro anni, in assenza di rinnovi contrattuali, ha visto ridurre sensibilmente il potere di acquisto.
I rincari in bolletta per elettricità, gas, rifiuti e acqua, il ritocco delle addizionali comunali e regionali, il saldo dell'Imu, che dovrà essere versato entro il 17 dicembre, in base alle aliquote comunali, in media più alte di quelle statali con cui è stato determinato l'acconto, sono solo alcuni del “regali” di fine anno del governo Monti.
Un governo che, sorretto da una maggioranza parlamentare che va dal Pd al Pdl, passando per l’Udc, ha tagliato con l’accetta le pensioni; ha introdotto la libertà di licenziamento, che presto si estenderà anche al settore pubblico; ha ridotto drasticamente le dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, sempre più prossime allo smantellamento.
In attesa di vedere concretizzarsi il miraggio della “crescita”, oggetto fino a oggi soltanto di slogan pubblicitari, la realtà è che una volta di più a pagare il conto di una crisi messa a punto a tavolino, saranno come sempre i lavoratori e i pensionati e non già quanti detengono la gran parte della ricchezza del Paese, i cui patrimoni, lungi dall’essere minimamente sfiorati dai provvedimenti del governo, si stanno ulteriormente incrementando.