di Roberto Tomei
Poco prima di presentare il temerario provvedimento di fusione a freddo degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Miur, il ministro Francesco Profumo, stando a quanto riferito dal Corriere della Sera del 9 ottobre, ha testualmente dichiarato: “Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe”.
Come dovrebbe essere noto al titolare del ministero dell’Istruzione, nella vulgata, “bastone” come sinonimo di “verga” e “carota” come “carota” tout court vengono indicati quali strumenti, rispettivamente, di punizione e premio per gli equini, specie quando sono utilizzati come animali da trasporto, attività in cui eccellono i muli. Di equini, si sa, in Inghilterra se ne intendono e, dunque, non desta meraviglia una dichiarazione di Winston Churchill che testualmente riportiamo: “Continueremo ad agire sull’asino italiano da ambedue le parti, con una carota e con un bastone”.
La diade oppositiva bastone/carota in Italia si diffonde, però, con Benito Mussolini che appunto intitola uno dei suoli ultimi libri “Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota”.
Al dunque, tanto Churchill quanto il Duce non si mostrarono proprio teneri col popolo italiano.
Mai però ci saremmo aspettati, all'inizio del terzo millennio, una rimessa a tema del bastone e della carota da parte dell’ex Magnifico del Politecnico di Torino.