Giornale on-line fondato nel 2004

Lunedì, 20 Mag 2024

di Adriana Spera

Un tempo patria del diritto, soprattutto dopo l’esplosione della globalizzazione il nostro paese è diventato via via tributario nei confronti degli altri ordinamenti, specie di quello anglosassone, di nuovi istituti giuridici, in particolare nella materia del diritto commerciale.

Poteva, e forse doveva, accadere lo stesso anche per il fenomeno delle lobby, già noto prima della recente globalizzazione, ma, per un motivo o per l’altro, esso è rimasto confinato nell’ambito sociologico, restando fuori da quello del diritto.

In disparte la querelle sull’origine del termine lobby - se derivi cioè dal latino medievale lobia, ossia loggia, portico, ovvero dall’antico tedesco lauba, ossia deposito di documenti - è certo che, nel suo significato attuale, esso nasce nel XIX secolo, in Inghilterra, a indicare quello spazio del parlamento in cui i rappresentanti dei gruppi di pressione cercavano di contattare i membri del parlamento stesso.

E’ da un bel po’, dunque, che le lobby esistono. Fuori del nostro paese ne hanno preso atto da tempo e le hanno regolamentate, così da poter controllare quello che andavano facendo. Ci sono pure da noi, il parlamento lo sa, ma non è riuscito a disciplinarle. Non che non ci abbia provato; ci prova, anzi, dal 1948 ma senza successo, come testimoniano le decine di proposte mai trasformate in legge.

Qui siamo al paradosso. Mentre manca, infatti, una normativa nazionale, ci sono regioni (la Toscana, il Molise, l’Abruzzo) che nel frattempo la loro legge se la sono data e altre (Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto) dove testi di legge sulla materia sono stati presentati.

Tra questi e le proposte (si dice, una cinquantina) avanzate, senza esito, al parlamento nazionale, basi di partenza proprio non mancano. Si tratta, perciò, soltanto di trovare la strada per concludere qualcosa di concreto, individuando giusti punti di equilibrio tra legalità, trasparenza e attività lobbistica, sottoponendo quest’ultima a un preciso e rigoroso codice deontologico.

Qualche settimana fa, pare che il governo abbia avviato una “discussione programmatica” sul tema.

Al di là di qualsiasi considerazione, per l’Italia è ora di colmare un gap con le altre democrazie occidentali, stoppando, finalmente e una volta per tutte, l’attività di corsari e uomini mascherati.

empty alt

“Il caso Goldman” di Cédric Kahn, film politico-giudiziario tratto da una storia vera

Il caso Goldman di Cédric Kahn, con Arieh Worthalter (Pierre Goldman), Arturo Harari (Avvocato...
empty alt

Come rallentare l’inflazione? Più offerta e meno domanda

Fra le molte circostanze che influenzano l’andamento dei prezzi, l’andamento dell’offerta e della...
empty alt

Perdere credibilità come scienziata

Per molte scienziate del passato era pericoloso lasciare intendere che l'appartenenza di genere...
empty alt

Alle Europee caccia agli scoraggiati per vincere

Il gradimento elettorale dei partiti viene normalmente misurato in termini percentuali, un numero...
empty alt

Omesso controllo sull’attività dei dipendenti, legittima sanzione al dirigente

Dopo Tribunale e Corte d’appello, anche la Cassazione, con ordinanza n. 8642/2024 del 2 aprile...
empty alt

Garante privacy: il datore di lavoro non può negare al dipendente l’accesso ai propri dati

Il lavoratore ha sempre diritto di accedere ai propri dati conservati dal datore di lavoro, a...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top