di Roberto Tomei
Una norma contenuta nel decreto legge n. 101 del 31 agosto 2013, apparso nella Gazzetta Ufficiale di ieri, scrive la parola fine in merito alle difficoltà interpretative della legge n. 214/2011 di riforma delle pensioni che, a seguito di una circolare della Funzione Pubblica (n.2/2012), obbligava le amministrazioni pubbliche a collocare d’ufficio in quiescenza il personale che alla data del 31 dicembre 2011, prima dell’entrata in vigore della medesima riforma, aveva maturato i requisiti per la pensione: 40 anni di contributi oppure 65 anni di età.
Il Tar del Lazio, con la sentenza n. 2466/2013, aveva sconfessato il contenuto della predetta circolare, nella parte in cui prevedeva l’obbligo per l’amministrazione di collocare in quiescenza i dipendenti che prima della riforma Fornero aveva festeggiato il 65° compleanno. Di conseguenza, veniva riconosciuto il diritto a usufruire della nuova legge che, come noto, offre la possibilità di restare in servizio fino a 70 anni.
Il governo, invece, con un a norma interpretativa contenuta nei commi 4 e 5 dell’art. 2 del predetto decreto 101, ha ribadito l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di pensionare d’ufficio tutti i dipendenti che hanno maturato il diritto entro il 2011, fatti salvi, comunque, eventuali provvedimenti motivati di trattenimento in servizio per un periodo non superiore a un biennio.
Ai Tribunali amministrativi, ora, non resta che prendere atto della volontà del governo.