di Biancamaria Gentili
Insieme al Consiglio di Stato e alla Corte dei conti, il Cnel fa parte, per espresso dettato costituzionale, degli organi ausiliari del Governo. Si tratta, dunque, di un organo di rilevanza costituzionale, di cui la legge ordinaria regola sia la composizione che il funzionamento.
Tale legge, n.936 del 1986, è stata di recente modificata dal d.l. 201 del 2011, attuato da ben quattro decreti del Presidente della Repubblica, che hanno ridotto a 64 i componenti del Consiglio, a fronte dei 122 precedenti.
Alla CGIL, rappresentata da Susanna Camusso, anche ricorrente in proprio, in quanto membro del Cnel, la “sforbiciata” del legislatore non è piaciuta e ha pensato di lamentarsene davanti al Tar del Lazio, che però le ha dato torto (sez I, sent.10 ottobre 2013 n.8748).
Innanzitutto, il giudice amministrativo ha rilevato che proprio la Cgil ha ben poco di cui dolersi, visto che tutti i suoi designati (7) sono stati inclusi tra i componenti del nuovo Cnel.
Diversamente da quanto prospettato nel ricorso, poi, per il Tar è del tutto legittimo che del Cnel siano chiamate a far parte, con un congruo peso rappresentativo, le organizzazioni no-profit, attesa la loro indubbia rilevanza economica e sociale, assolutamente non prevedibile al tempo in cui la Costituzione della Repubblica fu promulgata.
Il Tar, in particolare, ritiene che si può senz’altro escludere che le disposizioni impugnate dai ricorrenti non siano coerenti con la "straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni per il consolidamento dei conti pubblici, al fine di garantire la stabilità economico-finanziaria del Paese nell'attuale eccezionale situazione di crisi internazionale e nel rispetto del principio di equità, nonché di adottare misure dirette a favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività", come si legge nel preambolo dello suddetto d.l. 201/11.
Le norme in questione – continua il giudice amministrativo - dimezzano con effetto immediato un collegio di 122 componenti, i cui consiglieri, secondo lo stesso C.N.E.L. (http://www.cnel.it/600) percepiscono attualmente un’indennità annua pari ad almeno € 25.633,44.
Il risparmio di spesa – conclude il collegio - non solo è evidente ma favorirà una maggiore efficienza del Cnel stesso.
I lavoratori, forse, avrebbero apprezzato di più un ricorso volto ad abolire l’indennità erogata ai consiglieri che, quando erano 122, costavano al contribuente oltre 3 milioni di euro annui, a cui si devono aggiungere gli emolumenti percepiti dal presidente del Cnel, che ammontano tuttora a più di 210 mila euro.