Oggi ce lo ripetono gli spot televisivi della Presidenza del Consiglio, ma sappiamo tutti che la comunità europea nacque perché, dopo tutto quel che era successo, si volevano assolutamente evitare nuove guerre tra i popoli del vecchio continente.
Siamo andati a votare per nostri rappresentanti al Parlamento europeo per la prima volta nel 1979 e, da allora, abbiamo continuato a farlo ogni cinque anni, dato che a Bruxelles-Strasburgo, diversamente che da noi, crisi non se ne fanno.
Tutto procede per molto tempo assai stancamente, perché i cittadini italiani non si sono mai veramente appassionati a quelle elezioni, tanto più che i partiti non facevano mai competere il meglio della loro dirigenza, sempre schierata per il parlamento nazionale.
Qualcosa comincia a cambiare negli anni '90, dopo Tangentopoli, quando l’élite nostrana cerca di far sì, in parte riuscendovi, che l’obiettivo dell’unificazione europea, non solo della moneta, sia assunto e percepito come un ideale dell’intera comunità.
Poi arriva l’euro e, pian piano, cominciamo a sentirci tutti più poveri, fino a quando non lo diventiamo davvero. Poiché la crisi, cominciata nel 2008, dura tuttora e l’Europa ci ha continuato a chiedere sempre sacrifici senza che si vedesse nemmeno lontanamente la fine del tunnel, ora è difficile credere che gli italiani possano appassionarsi a questa tenzone, tanto più che già si è rotto anche il loro legame con la politica nazionale.
Dati del 2013 di Eurobarometro alla mano, come riportato da De Rita e Galdo ne "Il popolo e gli dei", gli italiani sono in Europa ultimi quanto a partecipazione. Il 56% non è coinvolto, ad alcun livello, nella partecipazione alla politica, contro il 47% dei tedeschi, il 38% degli spagnoli, il 33% degli inglesi, il 28% dei francesi. Alle ultime elezioni del 2013 hanno votato 3 milioni in meno delle precedenti, tenutesi cinque anni prima. In totale, 14 milioni di italiani hanno deciso di non votare.
Se, dopo Mani Pulite, la fiducia nella politica era scemata grandemente, con l’entrata in vigore del Porcellum è scesa sotto terra. Il personale politico ha perso ovunque credibilità. Magari non se ne sono accorti, ma la gente è stanca di trovarsi certi personaggi come ministri soltanto per essere passati attraverso la partecipazione a qualche talk-show o essere stati scelti per cooptazione. Prima, per ben tre volte, non ci fanno votare per le elezioni politiche, poi ci chiedono di partecipare a quelle europee.
Si è detto che queste elezioni sono un derby tra rabbia e speranza. Nessuno ha quantificato il disgusto. O forse l’hanno pure calcolato, ma si guardano bene dal farcelo sapere.