In questi ultimi giorni, a parte qualche alluvione - che peraltro si verifica di solito dove c’è già stata, senza che per questo crescano le speranze di identificare i responsabili dei mancati interventi di prevenzione - stampa e televisione, che li approfondiscano o meno, finiscono per parlare sempre di due argomenti: l’avanzata dell’Isis/Califfato, di cui ci siamo occupati due settimane fa, e l’elezione, ma meglio sarebbe dire la mancata elezione, dei giudici della Corte costituzionale. Problematica, quest’ultima, sopravvissuta all’altra, parallela, forse chiusa forse no, dell’elezione dei membri laici del Consiglio superiore della magistratura.
Entrambe istituzioni di peso del nostro panorama costituzionale ma assai differenti tra loro, Corte e Consiglio hanno in comune il fatto che parte dei membri dell’uno (8) e dell’altra (5) devono essere eletti dal Parlamento, come ovunque anche da noi abitato dalla classe “discutidora”, che ne fa un’istituzione perennemente dialogante (per i maligni, chiacchierante), quindi adusa anche a non decidere. Che è poi quel che l’uomo della strada definisce “perdersi in chiacchiere”.
Questo connotato del non decidere, impiegato a stigmatizzare incertezze e lentezze di tutti i regimi parlamentari, nel caso dell’Italia è diventato proverbiale, tanto da spingere, da ultimo, a una diversificazione delle funzioni tra le due Camere.
Sta di fatto che, nel caso dei “laici” del Csm, dopo un’insolita prorogatio del precedente consiglio, si è assistito, credo per la prima volta, all’elezione da parte del Parlamento di un membro che poi non è stato convalidato dal plenum dello stesso Csm, in considerazione della verificata mancanza dei requisiti di legge, vicenda che avrà persino un suo probabile seguito davanti al Tar.
Nel caso dell’elezione dei membri della Consulta, invece, siamo ancora ben lontani dall’aver identificato i giudici mancanti e la storia va avanti da mesi. Nel linguaggio politico-giornalistico lo spiegano come l’effetto di veti incrociati tra le forze politiche.
Com’è noto, la Corte funziona anche con 13 membri, ma lo spettacolo di un Parlamento che non riesce a nominare i due giudici mancanti lascia comunque interdetti, anche se la maggioranza dei cittadini sostiene di essersi assuefatta un po’ a tutto.
Che dire!?! Nei miei ricordi, queste elezioni non sono mai state un esercizio facile, ma la classe politica della Prima repubblica, che la sapeva lunga e/o la sapeva raccontare, riusciva a trovare sempre tempi e luoghi di mediazione, evitando figuracce del genere di quelle alle quali stiamo assistendo da mesi.
Gli homines novi (ormai non più tanto) della Seconda repubblica farebbero bene a imparare la lezione da quelli che li hanno preceduti. In disparte ogni altro profilo, è un fatto anche di stile.
P.S.
Mutuando il lessico in uso per l’elezione del romano pontefice, anche per la mancata elezione dei giudici costituzionali i media continuano a parlare di “fumata nera”. A forza di ripetere questa notizia, mio figlio, l’altra sera, mi ha chiesto che cosa gli avrei fatto se lui si fosse comportato come il Parlamento. Non ho saputo che cosa rispondere.