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Venerdì, 10 Mag 2024

Il Prof. Enzo Boschi, nell’articolo “La localizzazione del Deposito Nazionale delle scorie nucleari: un’altra Scanzano?” sul Foglietto della scorsa settimana, mette il dito in una piaga molto dolorosa, che coinvolge la sicurezza del Paese, vale a dire il fatto che l’Ingv non avrebbe dato alcun parere di natura sismologica per la redazione del rapporto “Criteri per la localizzazione del Deposito Nazionale delle scorie radioattive” prodotto dall’Ispra.

A quanto pare, l’Ingv non avrebbe coinvolto i sismologi, che rappresentano l’expertise primaria dell’Ente, ma il parere sarebbe stato affidato “ad un singolo Ricercatore indubbiamente simpatico e gentile, ma con esperienze sismologiche non acclarabili”. E questo lo dice il padre-fondatore dell’Ing (poi divenuto Ingv), che penso abbia una conoscenza completa delle competenze dell’ente di ricerca di via di Vigna Murata.

Devo ricordare, visto che giustamente lo si richiama nel titolo dell'articolo di Boschi, che il progetto folle di qualche anno addietro (2003-2004), che individuava Scanzano Jonico quale sito di stoccaggio permanente delle scorie radioattive Italiane, saltò anche grazie ad un mio rapporto circostanziato nel quale confutavo, con dimostrazioni scientifiche, l'assunto di base sul quale si basava la scelta di immagazzinare le scorie nei depositi salini lucani.

Tale decisione sostanzialmente veniva giustificata con la motivazione che la scelta dei depositi salini quale sito di stoccaggio delle scorie era anche quella degli USA. In più, si sosteneva che sulla decisione del Governo (per il tramite della Sogin di allora) ci sarebbe stata l’unanimità di consensi della comunità scientifica nazionale.

A mia memoria, fui l'unico ad intervenire contro il folle progetto (alla fine fui supportato nella mia opposizione, in modo decisivo, dall'intervento del Premio Nobel, Carlo Rubbia), dimostrando la falsità degli assunti posti alla base delle affermazioni su quanto accadeva negli USA, perché la Sogin ometteva di precisare che il Progetto WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) negli USA era stato derubricato a metà degli anni 80 a sito idoneo ad ospitare SOLO le scorie di bassa energia, dopo che il DOE (Dept of Energy) aveva speso circa 5 miliardi di dollari per gli studi preparatori.

La derubricazione dei siti WIPP (previsti fra Texas e New Mexico) avvenne dal momento in cui un Ricercatore dell'U.S. Geological Survey (Edwin Roedder), con semplici esperimenti su inclusioni fluide, dimostrò che le scorie di alta energia immagazzinate nei depositi salini avrebbero mobilizzato i fluidi interstiziali contenuti nel sale, compromettendo la sicurezza del deposito radioattivo e quindi la sicurezza delle generazioni future. In parole semplici, Roedder dimostrò che il sale non era così "secco" come si ipotizzava (presupposto avallato, erroneamente, addirittura dall'Accademia delle Scienze degli USA nel 1955).

A seguito alla derubricazione del Programma WIPP, il DOE optò, per lo stoccaggio delle scorie ad alta energia, per il sito desertico delle Yucca Mountains (Nevada), spendendo per gli studi preparatori circa altri 6 miliardi di dollari.

Ma il sito non é diventato mai operativo, perché lo Stato del Nevada si è opposto alle decisioni del Governo Federale, dimostrando che il territorio delle Yucca Mountains può essere sismogenetico per la riattivazione di faglie ritenute "fossili".

E poiché la Lower Court of Appeals del Disctrict of Columbia, nel 2004, quasi a conclusione dell'iter autorizzativo da parte del Governo USA, ha stabilito che un sito geologico permanente contenente scorie radioattive di alta energia deve essere sicuro per almeno i prossimi 300.000 anni, tutto è saltato.

Gli USA, quindi, al momento continuano a provvedere allo stoccaggio delle scorie in circa 130 siti di superficie, in attesa dell'individuazione di un sito geologico permanente.

Comunque, per tornare al nostro caso, ciò che é di primaria importanza per la definizione della sicurezza del sito che deve ospitare le scorie radioattive, sia esso geologico permanente o di superficie, è proprio la definizione della sismogenicità del territorio, oltre alla mobilità geochimica dei radionuclidi nell’assetto idro-strutturale.

E allora cosa fa l’Ingv nel 2014? Senza pretendere che si sprechi tempo e denaro come gli "stupidi" Americani del DOE, per fare ricerche preparatorie sulla sicurezza di un sito per scorie radioattive - a quanto scrive il Prof. Boschi - fa amene considerazioni su richiesta di indagini su raggi gamma su tutto il territorio nazionale (superficialità, ignoranza o altro?) e generiche considerazioni sul vulcanismo, ma non coinvolge per una corretta valutazione degli aspetti tecnico-scientifici della delicata decisione, non solo esperti delle varie discipline geologiche, geochimiche, strutturali, ma nemmeno la componente sismologica di alto livello di cui pur dispone al proprio interno per la valutazione delle strutture sismogenetiche sul territorio nazionale, e si affida ad “un simpatico e gentile Ricercatore ..." e in un battibaleno, emette un parere tecnico ...

Ma qualche "Giudice a Berlino", alias qualcuno con responsabilità superiori Governative si rende conto della gravità di quanto succede all'Ingv?

Cosa si aspetta a togliere dalle mani di siffatti inadeguati dirigenti un "giocattolo" pubblico ('a pazziella in mano ai creaturi) da cui dipende la sicurezza degli Italiani?

* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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