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Giovedì, 04 Lug 2024

Al grande scienziato russo Vladimir I. Vernadsky, considerato ora universalmente come il padre della geochimica e della biogeochimica, la rivista Journal of Geochemical Exploration (che ho l'onore di curare quale Chief Editor, con il collega R. Ayuso) ha voluto rendere un tributo, dedicandogli la pubblicazione di un volume speciale in occasione del 150mo anniversario della sua nascita (1863-1945).

Vernadsky, uno scienziato di grande levatura e lungimiranza, aveva presagito con larghissimo anticipo, rispetto agli studiosi del suo tempo, l'evoluzione del sistema Terra, considerato come un insieme di sistemi complessi in continua evoluzione. Per intenderci, il complesso di sistemi definito oggi "Antropocene", Vernadsky lo aveva ben compreso con almeno un secolo di anticipo.

La sua visione della Terra era riconducibile a un sistema in continua evoluzione, dove la materia vivente, la litosfera, l'idrosfera, la biosfera e l'atmosfera interagivano con quella che lui definiva la "noosfera", ossia la "sfera" influenzata dalle attività antropiche (Antropocene).

Nella riscoperta di Vernadsky mi ha colpito ciò che scriveva nel suo diario, già all'età di 23 anni, quando era appena all'inizio del suo percorso scientifico e umano: "Sento che il cammino della mia vita sia già largamente predestinato. Sarà un cammino scientifico ma anche sociale e divulgativo. Quale é il dovere di un uomo? Il suo dovere é quello di operare al meglio a beneficio della società e del Paese. Il primo passo é quello di sviluppare idee che siano di beneficio massimo per la società. C'è una generale mancanza di attenzione verso la società; quindi bisogna prima di tutto lavorare sul proprio carattere cercando di operare con onestà e auto-stima, non avendo mai paura o vergogna di esprimere le proprie opinioni portando a compimento il proprio lavoro una volta iniziato. Ma questo non é sufficiente. E' anche necessario avere una conoscenza ampia, educando in continuazione la propria mente con la filosofia, la matematica, la musica e l'arte. Per raggiungere livelli di beneficio ottimali lo scienziato non dovrebbe avere la visione ristretta di un esperto e specialista".

Mi piace riportare all'attenzione di tutti, in particolare di chi si dedica allo studio delle scienze, il pensiero di Vernadsky perché dovrebbe portare ad un'approfondita riflessione sul ruolo degli scienziati come baluardo della verità scientifica, che non può prescindere da un impegno volto alla divulgazione a beneficio esclusivo della società.

Oggi, ancor più che ai tempi di Vernadsky, lo scienziato dovrebbe  operare senza confusione di ruoli verso la società e, quindi, la politica, che va alla ricerca di scienziati "docili", pronti ad assecondare ogni proprio programma ... spacciando il tutto per "verità" scientifica.

Per ottenere ciò, la politica deve avere la disponibilità di scienziati "corrotti" culturalmente prima che materialmente.

La politica ovviamente in questo gioco si avvale soprattutto del sostegno di scienziati di mediocre livello, che non hanno altra occasione per emergere che quella di "appartenere" a qualcuno.

Ormai il sistema Italia è zeppo di tali personaggi, a tutti i livelli, che ottengono per "appartenenza" e non per competenza, procurando danni enormi alla crescita del Paese e, quindi, soprattutto dei giovani.

Se non si prende consapevolezza di tutto questo, per il Paese Italia non ci può essere speranza per il futuro.

Ma gli "appartenenti" sappiamo bene che non lo capiranno mai.

La speranza è che se  ne rendano conto soprattutto i giovani perché, oltre a quello del Paese, è il loro destino che viene messo a rischio.

* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

 

 

 

 

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