Dopo l'intervento del Sottosegretario Faraone sulla necessità di rottamare il sistema universitario italiano e la posizione singolare della titolare del Miur, Giannini, secondo la quale l'Università Italiana sta bene così come è, il 22 febbraio scorso è intervenuto in modo molto esplicito sull'argomento al Politecnico di Torino il premier Renzi.
Il presidente del consiglio ha detto senza equivoci che in Italia ci sono nei fatti Università di Serie A e di Serie B (ed è stato buono, perché ci sono anche quelle di Serie C e D) e cercando di precisare meglio il pensiero ha affermato che "rifiutare la logica del merito e la valutazione dentro le facoltà, pensare che tutte possano essere uguali, è antidemocatico, non solo antimeritocratico".
In più quando era ancora Sindaco di Firenze egli sosteneva che "Il Ministro Gelmini avrebbe dovuto avere il coraggio di chiudere la metà delle università italiane: servono più a mantenere baroni che a soddisfare le esigenze degli studenti".
Le parole (solo parole) dette ora da Renzi nella qualità di capo del governo sembrano ricordare quanto ho più volte scritto sia sul Foglietto che su altri giornali, riprendendo ciò che diceva già Montesquieu nel suo Esprit des Lois, quando sosteneva che un eccesso dal quale le democrazie devono guardarsi è lo spirito dell'egualitarismo estremo, in quanto esso stesso genera solo diseguaglianza.
Inoltre, ho sempre sostenuto che le scelte meritocratiche di eccellenza scientifica non si fanno per alzata di mano, per il semplice fatto che gli "eccellenti" soprattutto nelle Università ci sono, ma sono in posizione decisamente minoritaria, e nelle scelte volte alla premialità dei meriti non hanno alcun peso, in quanto sia i Direttori dei Dipartimenti (le Facoltà non esistono più) che i Rettori sono il frutto di scelte politiche che poco a che veder hanno con le scelte di merito.
In sostanza i Rettori e, a cascata, i Direttori dei Dipartimenti in buona parte sono eletti per gestire il potere non certo il sapere.
Non ripeto le mie analisi riportate in svariati interventi su questo giornale. Spero solo che Renzi, questa volta, alle parole faccia seguire i fatti, rottamando l'attuale sistema universitario e con esso in primis la "rivoluzione" dell'ANVUR, che si è ridotta alla pura affannosa ricerca di mettere a posto le "carte bibliometriche", senza che nessuno a quanto pare si voglia rendere conto che quello che va verificato è la sostanza.
*Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA