La scorsa settimana, dal 17 al 21 marzo, si è tenuta ad Abu Dhabi la Conferenza mondiale Tabacco o Salute, tema di tragica attualità, dato che, secondo l’Oms, anche se il fumo è la prima causa di morte evitabile, ogni anno continua a uccidere 5 milioni di persone in tutto il mondo, che muoiono di cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie.
In Italia, a fumare è il 20% della popolazione, con una mortalità di 80 mila persone l’anno, un danno inaccettabile, che può verificarsi soltanto in quanto il consumo di tabacco non è stato vietato. Si tratta di un flagello contro il quale ci si è battuti troppo poco, perché quella che è una dipendenza patologica grave è stata fatta passare per un mero comportamento sociale.
Ciò si spiega col fatto che, da un lato, le accise sul tabacco costituiscono un gettito fiscale tutt’altro che disprezzabile, e, dall’altro, che gli operatori economici legati a questo prodotto esercitano pressioni per agevolarne la distribuzione. Da qui le comprensibili resistenze dei governi, che fanno fatica a varare politiche dirette a ottenere benefici per la popolazione, magari anche solo lontani nel tempo.
L’Istituto superiore di sanità - l’ente del quale con alcuni articoli [1, 2, 3] Il Foglietto non ha dimenticato di riportare le diverse e, forse, contraddittorie posizioni assunte in merito alla pericolosità della sigaretta elettronica - attraverso la sua esperta, Roberta Pacifici, ha tenuto a sottolineare che “sono due le modalità con cui si può agire: non incentivare i nuovi consumi, quindi l’ingresso di nuovi fumatori, e aiutare le persone che fumano a diventare ex fumatori”.
Sono risultati che, come dice l’Oms, si possono raggiungere aumentando in maniera davvero significativa il prezzo delle sigarette, ma anche, come ricorda l’esperta dell’Iss, vietando la pubblicità occulta, in particolare quella veicolata in tv o al cinema.
Sempre secondo l’esperta dell’Iss, un ruolo importante lo svolgono, poi, i centri antifumo, sui quali occorre investire, perché sono l’unico punto di aiuto per coloro che decidono di smettere di fumare.
Da parte nostra, riteniamo che un po’ di denaro andrebbe investito anche in campagne contro il tabagismo da tenersi nelle scuole, così da far capire subito ai ragazzi gli effetti devastanti del fumo. Le raccomandazioni riportate sui pacchetti di sigarette, infatti, disincentivano poco, soprattutto troppo tardi.