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Sabato, 11 Mag 2024

altIl 7 aprile scorso, ho scritto (con il collega vulcanologo Giuseppe Rolandi) un articolo su La Repubblica-Napoli a commento di una notizia letta sull'ANSA del 26 marzo 2015, secondo la quale il Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli (diventato nel frattempo Prefetto di Roma), avrebbe due incubi notturni ricorrenti: il primo sul Vesuvio e il secondo sul terremoto in Calabria.

In merito al Vesuvio, nel richiamare diversi miei articoli, riguardanti la delimitazione da parte della Protezione Civile (PC) e della sua componente scientifica della Zona Rossa, ricordavo, tra l'altro, l'assurdità della costruzione colà del più grande Ospedale dell'Italia Meridionale. Al contempo, rimarcavo come la costruzione di una siffatta opera pubblica (oltre che errata) rivesta un enorme valore simbolico negativo in un contesto territoriale martoriato dalla cultura dell'abusivismo edilizio.

Un'opera pubblica realizzata in Zona Rossa, infatti, toglie completamente credibilità alle Istituzioni, per cui ognuno si ritiene autorizzato a costruire la propria abitazione in spregio alla pianificazione urbanistica.

Ho anche ribadito la necessità di costruire ampie vie di fuga e, nello stesso tempo, di scongiurare qualsiasi ipotesi di condoni edilizi nella predetta Zona Rossa.

Ho sollecitato, altresì, la creazione di un movimento intellettuale, che obblighi la politica a procedere a "sventramenti" urbanistici nell'area vesuviana, sulla falsariga del movimento intellettuale promosso da Matilde Serao che determinò poi lo sventramento (noto come Risanamento) di inizio Novecento della città di Napoli.

In questo contesto, ho evidenziato le recenti decisioni che hanno dettato la politica della PC in merito ai criteri di valutazione, alquanto contraddittori, della Zona Rossa al Vesuvio e ai Campi Flegrei, dove, secondo le decisioni della PC Regionale, viene estesa fino a comprendere i Quartieri di Chiaia e Posillipo. Su quale base? Una pura fantasticheria scientifica, secondo la quale l'attività vulcanica nei Campi Flegrei starebbe migrando verso est, vale a dire verso la città di Napoli.

Concludevo l'articolo, invitando le autorità a spiegare ai cittadini e agli addetti ai lavori quale è il modello scientifico che detta le scelte della PC, avviando un dibattito pubblico, aperto a scienziati italiani e stranieri, in quanto decisioni prese su basi solide porterebbero un beneficio alla popolazione.

A questo articolo hanno risposto con due lettere separate sia l'Assessore alla PC della Campania, Prof. E. Cosenza, che l'ex Capo della PC, F. Gabrielli.

Abbiamo (Rolandi e il sottoscritto) confutato prontamente le loro posizioni, in particolare quelle dell'Assessore Cosenza.

La Repubblica, purtroppo, ha ritenuto di non pubblicare le nostre risposte, che di seguito riporto sinteticamente.

"Rispondiamo volentieri alle lettere dell’Assessore E. Cosenza e del Prefetto F. Gabrielli senza polemiche sterili - chissà perché, ma se non si è d'accordo scientificamente ed operativamente con chi prende decisioni avvalendosi di pareri di fedelissimi alla causa, si viene subito accusati di fare polemiche "sterili" - ma solo nel rispetto della verità scientifica e della salvaguardia delle popolazioni a rischio nell’area vesuviana e flegrea.

Le risposte dell’Assessore denotano invero una certa confusione nelle sequenze che hanno caratterizzato la storia eruttiva del Somma-Vesuvio che, sebbene improntate su dei calcoli statistici (vedi i lavori di Marzocchi et al e Gurioli et al) hanno dato le seguenti risultanze in materia di protezione civile dal rischio vulcanico al Somma-Vesuvio già presenti in altri lavori: "…si ritiene ragionevole che lo scenario di riferimento da utilizzare nel Piano d’Emergenza possa essere analogo a quello già assunto nel precedente piano e debba, quindi, essere un evento di tipo sub-Pliniano per le seguenti motivazioni: a) ha una probabilità condizionata di accadimento piuttosto elevata, di poco inferiore al 30%; b) corrisponde ad una scelta ragionevole di “rischio accettabile” considerato che la probabilità che questo evento venga ecceduto da un’eruzione Pliniana con VEI=5 è, nei prossimi 140 anni circa, di solo 1; c) i dati geofisici non rivelano la presenza di una camera magmatica superficiale con volume sufficiente a generare un’eruzione di tipo Pliniano (vedi Tabella 3.1 e paragrafo 2.3.2)..".

Quanto sopra in corsivo, è contenuto nel documento ufficiale della PC ed appare in contraddizione con quanto sostenuto da Cosenza, secondo il quale per la nuova delimitazione della Zona Rossa non sarebbe stata presa più a modello l'eruzione sub-pliniana del 1631 …

In buona sostanza, sulla scorta degli stessi documenti della PC, il principale fattore per delimitare la Zona Rossa al Vesuvio è rappresentato dai limiti raggiunti dalle colate piroclastiche del 1631 e del 472. Quest’ultima eruzione, invero, viene fatta passare come una sub-pliniana, anche se la dinamica eruttiva e la densità dei prodotti emessi nelle componenti da caduta e da flusso, ha prodotto danni notevolissimi sia nelle zone prossimali al vulcano che in quelle distali, con caratteristiche quindi molto prossime ad un’eruzione con indice di esplosività maggiore di un evento sub-Pliniano.

Le nostre perplessità derivano dal fatto che la curva che delimita l’attuale Zona Rossa, non solo non comprende la reale estensione dei flussi piroclastici delle eruzioni del 472 AD e del 1631AD, ma non è conforme assolutamente al rispetto di un principio minimo di precauzione che il buon senso richiederebbe per la delimitazione delle aree a rischio.

Secondo l’Assessore Cosenza, invece, la nuova Zona Rossa, solo apparentemente più estesa della precedente, rispecchierebbe un criterio di scelta più cautelativo. Noi, viceversa, siamo convinti che la nuova Zona Rossa sia stata istituita per questioni di pura e semplice “decenza”. Basterebbe, infatti, spiegare ai cittadini perché l’Ospedale del Mare è costruito nella zona a massimo rischio (entro la nuova  Zona Rossa), e perché all’epoca della sua costruzione era collocato un centinaio di metri al di fuori, con il silenzio/assenso delle Autorità. Giova ricordare la delocalizzazione dello stesso Ospedale dalla precedente ubicazione di progetto a Via Argine (11 km dal cratere). Forse per fare spazio alla costruzione del Centro Commerciale Auchan?

A proposito, poi, delle “frequenze” o delle probabilità del “modello” utilizzato, riteniamo che si tratti di numeri senza significato fisico-vulcanologico, un puro esercizio statistico prediletto dalle Assicurazioni sui rischi naturali. Si tratta, in sostanza, in linea con il pensiero dei matematici De Finetti e Kolmagorov, di una mera distorsione politica. Eviti, quindi l’Assessore Cosenza di considerare i modelli di Marzocchi e di Gurioli come dogmi!

E’ il caso di ricordare al Prof. Cosenza che nella Scienza non possono esistere dogmi, ma il confronto, che deve coinvolgere l’intera comunità scientifica, nazionale e internazionale. Né vi possono essere  solo i punti di vista di scienziati di riferimento.

Stesso discorso per i Campi Flegrei. Si confonde un’eruzione catastrofica Pliniana come quella di Agnano-Monte Spina (risalente a circa 4.000 anni), con un’eruzione di piccolissima energia come quella del Monte Nuovo (1538), connessa alla fenomenologia bradisismica. Se la PC, e con essa l’Assessore Cosenza, nella ipotetica migrazione di una bocca eruttiva verso est dei Campi Flegrei prende a riferimento un'eruzione tipo Monte Spina (di carattere Pliniano), il flusso piroclastico raggiungerebbe il quartiere Chiaia, dal che ne deriverebbe l'inserimento dello stesso in Zona Rossa.

Ma qui siamo davvero al paradosso: i numeretti statistici per dimostrare che al Vesuvio un’eruzione Pliniana ha una bassa probabilità di accadimento, con conseguente restringimento della Zona Rossa, ai Campi Flegrei, a quanto pare, non vengono applicati, e si dà via libera all’allargamento della Zona Rossa verso la città di Napoli. A questo punto perché non allargare significativamente anche la Zona Gialla, dato che i prodotti di una eruzione Pliniana tipo Monte Spina (arrivati, per quella reale di 4.000 anni fa, al centro di Napoli, a Piazza S. Domenico Maggiore), avrebbero spessori tali da provocare il crollo degli edifici del centro storico?

Con riguardo, infine, a quanto scrive Gabrielli, che certo non è responsabile delle decisioni di chi lo ha preceduto nella direzione della PC (prima il Prof. F. Barberi e poi il Dott. G. Bertolaso), in merito alla delimitazione della precedente Zona Rossa al Vesuvio, diamo, comunque, atto che, rispetto a quella delimitazione, si sono fatti dei passi avanti.

Ma il vero problema restano ancora le scelte della politica, che decide di nominare alla Presidenza dell’INGV un Docente “di medio livello universitario” e di fare - senza evidenza pubblica - le nomine di Esperti nella PC che sembrerebbero non possedere CV di eccellenza scientifica.

In questo senso ci associamo a quanto ha scritto Mariano D’Antonio su La Repubblica-Napoli dell'8 aprile scorso: “La politica che privilegia gli interessi collettivi non è fatta di lasciti ereditari ma di premi per i candidati onesti e capaci”.

Siamo sicuri che, almeno su questo assunto, sia il Prefetto Gabrielli che il Prof. Cosenza, non possano non essere d’accordo.

*Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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