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Giovedì, 04 Lug 2024

altSulle pagine dei giornali napoletani, la settimana scorsa c'è stato un simpatico teatrino messo in scena da Professori dell’Università Federico II.

Da un lato, c'è stato l'outing del Prof. Gino Nicolais (etichettato come uomo di Centro-Sinistra) che dichiarava "potrei votare Caldoro”, aggiungendo: "Il Partito? Io sono un uomo libero".

Il Prof. Nicolais, attuale Presidente del Cnr (nominato dal Ministro dell’istruzione, Università e Ricerca fra i cinque idonei che avevano superato la selezione sulla base deli curriculum scientifico), aveva precedentemente dato la sua disponibilità a diventare il candidato del Partito democratico (Pd) per le prossime elezioni Regionali della Campania … naturalmente senza primarie.

Cosa sono queste volgarità? Un professore Universitario concepisce solo la nomina dall'alto. Dall'altro lato, il Prof. Eduardo Cosenza, attuale Assessore ai Lavori Pubblici e alla Protezione Civile nella Giunta di Centro-Destra della Regione Campania, sempre nominato, evocava l'esistenza di un Partito della Federico II, "come una delle cose più determinanti nelle scelte politiche della Regione negli ultimi 15 anni".

Il Prof. Nicolais, nel dichiararsi un "uomo libero", rinnega nella sostanza di essere stato il candidato (sconfitto) del PD alla Provincia di Napoli, di essere stato eletto in Parlamento dal Pd (nominato e poi eletto), di avere ricoperto la carica di Ministro nel Governo (Pd + altri) Prodi.

Che il Partito della Federico II, evocato dal Prof. Cosenza, sia stato "una delle cose più determinanti nelle scelte politiche della Regione negli ultimi 15 anni" è cosa molto opinabile. Che esista un gruppo di potere di gestione dell'Università Federico II di Napoli è una consolidata realtà, da almeno 15 anni.

Questo "Partito" ha, tra l'altro, reso possibile l'elezione a Rettore del candidato unico dell'Ateneo, mettendo in atto un'elezione in perfetto stile "bulgaro".

In questo contesto sono stato il solo, nell'ambito della Federico II, a mettere in discussione il candidato unico (pur avendo stima personale dell'eletto Rettore, Gaetano Manfredi) quale espressione della gestione del potere, ma non certo del sapere.

Insomma, l'esistenza del "Partito della Federico II", come titolavano i giornali napoletani, non è proprio una sorpresa. Che poi le scelte del "Partito della Federico II" producano qualcosa di buono per la società civile è cosa del tutto opinabile.

Questo Partito virtuale dell'Università, molto cinicamente usa i Partiti veri come delle ciabatte: servono solo agli interessi dei Professori e delle loro cordate di interessi più o meno palesi.

Ci possono essere delle eccezioni positive. Senza evocare l'esistenza di questo "Partito", a livello di privati cittadini, penso sia del tutto normale in una democrazia matura che ci si possa schierare per questo o quel candidato di segno politico opposto.

Il Prof. Cosenza ha solo dimenticato di fare sapere a tutti i Professori della Federico II come ci si iscrive a questo Partito e chi distribuisce le tessere di "appartenenza".

Io, che sono un Professore della Federico II da decenni, sicuramente non ne faccio parte, ma "l'appartenenza al Partito" forse scaturisce da altre forme di associazionismo? Non alla portata forse di chi si dedica solo alla ricerca e alla formazione dei giovani senza nulla chiedere alla politica.

In altri miei interventi (ex multis, Il Foglietto del 21 ottobre 2014) ho sempre etichettato i "Centri di Competenza" come "Centri di Appartenenza". Ora l'autorevole outing del Prof. Cosenza ha fugato ogni mio dubbio in merito…

Comunque a livello più generale, il problema sta nell'equivoco di volere utilizzare alcune figure della Federico II, grazie al ruolo dalle stesse ricoperto nell'Ateneo, come veicolo di consenso elettorale.

Tanti di questi personaggi si giocano il supporto che ricevono dai Partiti veri solo come strumento di promozione personale, per alimentare il proprio ego e con esso le proprie carriere e quelle delle loro clientele in ambito universitario.

Ma i Professori di nomina politica quanti voti portano al Partito del quale diventano strumento? Io ritengo ben misera cosa.

L'outing del Prof. Nicolais si spiega solo con la contrarietà per non essere stato imposto dal Pd come candidato unico … senza primarie, naturalmente.

Se fosse stato nominato dal Partto democratico sarebbe stato ovviamente un fiero oppositore della gestione Caldoro, governatore Pdl uscente della Regione Campania.

I Professori Universitari Italiani, vivendo il loro ruolo in regime di assoluta auto-referenzialità (cosa che pone l'Università Italiana in una posizione medioevale rispetto al contesto internazionale) trasferiscono questa supponenza in altri contesti quando qualche Partito conferisce a loro (per nomina) un ruolo politico.

I predetti Professori Universitari sanno benissimo che in una competizione elettorale con le preferenze (e non con la nomina)  raccoglierebbero consensi che non vanno oltre quelli del condominio dove abitano, e allora cercano scorciatoie per trovare il Partito X o Y a sostegno delle proprie ambizioni personali.

*Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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