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Sabato, 06 Dic 2025

E’ sempre più buio fitto sul caso Regeni e, intanto, la verità continua ad essere lontana.

Dopo il fallito incontro della scorsa settimana tra gli investigatori italiani e la delegazione egiziana - che si è rifiutata, “per non violare la privacy dei propri cittadini”, di fornire elementi di prova come i tabulati telefonici relativi alle persone coinvolte nell’indagine, ma anche quelli della zona dove Giulio è stato sequestrato e di quella dove è stato ritrovato il suo cadavere - la procura di Roma ieri aveva preannunciato una nuova richiesta di rogatoria.

Annuncio al quale ieri ha risposto in modo confuso il presidente egiziano Al Sisi che, da un lato, ha accusato i media del suo paese ed, in particolare, i social network di aver creato un caso, pubblicando menzogne; dall'altro, ancora una volta, a scagionato i propri servizi di sicurezza.

Per il presidente egiziano, Giulio sarebbe stato ucciso da “gente malvagia”, per creare problemi all'Egitto nelle relazioni internazionali. Egli ha poi ribadito «stiamo affrontando questo problema nel modo più trasparente, abbiamo invitato l'Italia ad inviare i propri investigatori sul campo per prendere parte ai passi compiuti dagli inquirenti egiziani, gli  italiani siano con noi e partecipino a tutti gli sforzi che si fanno − ha poi concluso − Attribuiamo grande interesse a questo caso in particolare, in quanto abbiamo relazioni molto privilegiate con gli italiani».

Dichiarazioni che seguono quelle dei giorni scorsi del ministro degli esteri Sameh Shoukry, che sembrava aprire uno spiraglio sulla possibilità di consegnare i tabulati telefonici dopo l'approvazione di un'apposita legge costituzionale che consentisse di violare la privacy degli egiziani e, comunque, ribadiva che, per concludere l'inchiesta occorreranno tempi lunghi.

E v'è di più. Dopo un incontro con alcuni europarlamentari, un gruppo di deputati egiziani si è l'impegnato a chiedere una seduta del loro Parlamento dedicata specificatamente alla drammatica vicenda del ricercatore italiano, barbaramente ucciso.

Tuttavia, lo scontro tra i due paesi si va facendo sempre più acceso. Ieri il ministro Gentiloni ha incontrato l'ambasciatore Massari, richiamato in patria per consultazioni, insieme sembra abbiano preso in esame la possibilità di porre limitazioni a scambi e turismo con l'Egitto e la sospensione di alcuni accordi bilaterali nei settori della cultura, del turismo e dell’università, che vedono ogni anno molti studenti italiani ed egiziani recarsi dall'altra parte del Mediterraneo.

Al contempo, però, si fa di tutto per non ledere, con l'azione diplomatica, gli importanti rapporti economici esistenti tra i due paesi (interscambi commerciali per 5 miliardi l'anno, 14 miliardi di appalti per la costruzione di opere pubbliche affidati ad aziende italiane, senza contare il maxi giacimento di gas dell'Eni a Zohr). D'altronde, se non scende in campo compatta l'Europa, appare assai difficile rompere gli accordi economici già in essere.

Sembra, infatti, che ci sia già chi è pronto a subentrare all'Italia in quei rapporti economici. Infatti, mentre il Foreign Office britannico - sotto la spinta di una petizione promossa dagli ambienti accademici britannici (Giulio era un ricercatore di Oxford) e firmata finora da 10mila persone – ieri ha chiesto verità e giustizia sul caso Regeni, il presidente Hollande, lunedì prossimo, volerà al Cairo con una folta delegazione di imprenditori francesi al seguito. Grazie alla mediazione saudita, la Francia dovrebbe chiudere diversi contratti per la vendita di armi e per varie altre commesse. Criticato in patria, ha dichiarato che chiederà ad Al Sisi di far luce sul caso Regeni.

«Regeni è stato ucciso con evidenti segni di tortura − aveva ricordato la presidente della Camera, Laura Boldrini, chiedendo un intervento immediato dell'Ue − quando un cittadino europeo viene trattato in questo modo, credo che l'Europa dei diritti debba ribadire tutta insieme la richiesta di verità su un caso come questo». Una posizione condivisa dal presidente del gruppo socialista e democratico al Parlamento europeo Pittella, che ha chiesto alla Commissione europea di riconsiderare i suoi rapporti con l'Egitto.

Dichiarazioni in sintonia con il governo, che starebbe facendo pressione oltre che sull'Ue anche su organismi internazionali, come l’Onu e la Banca Mondiale, affinché stigmatizzino l’atteggiamento del Cairo per le continue violazioni dei diritti umani.

Il comitato "libertà e democrazia per l'Egitto" accusa Al Sisi di aver fatto sparire nel nulla almeno altri 50mila ragazzi egiziani che potrebbero aver fatto la stessa tragica fine del ricercatore friuliano, «Quello che è accaduto a Regeni, ha portato sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo in Egitto − spiega Omar Jibril, vice presidente nazionale del comitato − chiediamo che la comunità internazionale intervenga con un embargo».

Misura che difficilmente verrà adottata perché, come è tristemente noto, prima di tutto vengono gli affari!

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