Redazione
Ci sono parole - non tante, per fortuna - che spalancano abissi, che da sempre l'uomo cerca di esplorare. Tra queste c'è la “verità", che mai avremmo pensato potesse qualificarsi come "percepita", al pari della famosa “inflazione”.
Eppure un giudice di Perugia, con una recente ordinanza, l'ha invocata per archiviare ogni addebito nei confronti di un collega romano denunciato per diffamazione e falso in atto pubblico.
La verità percepita, nel caso di specie, ha prevalso sul lamentato non corretto esame degli atti processuali da parte del magistrato. Gesù ha detto: "la verità vi renderà liberi". Figuriamoci con quella percepita che cosa potrà accadere.
In attesa di conoscere le fortune del neo rivoluzionario principio, i maligni hanno già espresso il timore che esso possa valere soltanto per i magistrati, già destinatari di un recente provvedimento della Cassazione, che ha considerato non offensiva l'espressione "non faccia il napoletano" rivolta da un magistrato a un teste dentro l’aula del Tribunale di Parma.