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Mercoledì, 03 Lug 2024

Uno dei motivi tra quelli fondamentali perché, a mio avviso, un abruzzese non può votare Marco Marsilio, presidente uscente della Giunta della Regione Abruzzo, è l'AUTONOMIA DIFFERENZIATA, a cui il governo regionale guidato dall’esponente di FdI ha dato parere favorevole ed è nel novero dei sostenitori.

Essa prevede che le Regioni debbano rendersi autonome economicamente con la riscossione delle tasse pagate nella regione stessa.

Vediamo su quali risorse potrebbe contare l'Abruzzo. Siamo un milione e trecentomila abitanti a maggioranza sicuramente non facoltosi e, pertanto, il gettito sarebbe insignificante. Ci sono poi la produzione industriale, la logistica e le catene degli ipermercati, che qui la fanno da padrone, e da queste potrebbe venire un grande gettito… ma... la quasi totalità delle aziende che opera in Abruzzo ha sede legale altrove! Le tasse sui grandi proventi vengono pagate a Milano, a Torino, in Olanda, in Belgio, ecc.

Se costoro pagassero le tasse in Abruzzo, terra che produce, che lavora, saremmo una regione in attivo. Ma così non è, per ragioni storiche: l'Abruzzo fino agli anni '90 del secolo scorso era nel cosiddetto "Obiettivo Uno", a regime di assistenza e finanziamenti per lo sviluppo. Così le aziende dal nord e dall'Europa sono venute a realizzare qui i propri insediamenti produttivi per incassare lauti contributi statali, contributi regionali, terreni regalati dai Comuni per impiantare fabbriche e capannoni in nome dei posti di lavoro, ma hanno mantenuto la parte pregiata della progettazione e ricerca, dell'Amministrazione, nelle sedi d'origine ove, pagano le tasse.
La Regione, pertanto, è avviata, e col suo consenso (!!!), verso l'impoverimento drastico, il declino annunciato.

Quali le conseguenze?

1) aumento dello spopolamento delle aree interne, per assenza di servizi, per le strade malmesse che non si potranno manutenere né riparare;

2) peggioramento drastico dei servizi sanitari, già oggi inqualificabili, per non poter assumere medici, infermieri, rinnovare macchinari e attrezzature, né fare medicina territoriale e dare assistenza a chi ne ha bisogno;

3) tagli delle spese dei trasporti pubblici e conseguente aumento delle tariffe degli stessi;

4) l'edilizia pubblica finirà, così come, le manutenzioni delle scuole e delle strade, dei servizi di igiene urbana saranno drasticamente ridotti o praticamente impossibili da garantire, se non con pesanti e insostenibili aumenti delle tasse;

5) DISTRUZIONE DELL'AMBIENTE!!! Come potranno fare i sindaci a trovare soldi per riscaldare le scuole, per mantenere lo scuolabus, per aggiustare una strada, per l'illuminazione stradale? Saranno costretti a vendersi il patrimonio pubblico a partire dal taglio degli alberi, dei boschi e foreste, a svendere il suolo autorizzando di tutto e di più nell'edilizia (oggi contrattata) per guadagnare qualcosa dagli oneri di urbanizzazione. E non parliamo di quel che accadrà alla cultura e ai servizi sociali.

In conclusione, l'Abruzzo lavora e i soldi delle ricchezze prodotte, tolti salari e spese vive, vanno altrove. Lo Stato nazionale oggi li ripartisce, si spera con criteri egualitari. I cittadini abruzzesi (e di molte regioni del sud), se arrivasse a compimento lo sciagurato disegno dell’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, appoggiato anche da Marsilio e dalla destra regionale, si impoverirebbero ulteriormente, avrebbero tasse necessariamente aumentate a dismisura e questo produrrebbe nuova emigrazione verso le regioni ricche del nord già arricchitesi anche grazie al lavoro degli abruzzesi.

Di contro, ho letto che Luciano D'Amico, candidato presidente del centro-sinistra, ha dichiarato che tra i primi provvedimenti che adotterà in caso di vittoria, c'è quello di REVOCARE il consenso dato da Marsilio all'AUTONOMIA DIFFERENZIATA e di battersi contro questo sciagurato provvedimento che solo l'egoismo e il culto della "iniquità"hanno potuto concepire.

Chi lo ha ideato e preteso (la Lega) e chi lo sostiene convintamente (Fratelli d’Italia e Forza Italia) VUOLE DIVIDERE L'ITALIA, ACUIRE LE DISPARITA', con la conseguenza che il leghismo sfrenato che oggi si cela dietro parole nazionalistiche, nella realtà rischia di vincere, così impoverendo sempre di più il centro-sud del Paese.

C’è un solo modo per impedire che tutto ciò accada: assicurare che anche alla Regione Abruzzo, dove si voterà nella sola giornata di domenica, 10 marzo, dalle 7 alle 23, senza possibilità di esprimere voto disgiunto, arrivi un vento di cambiamento.

Giovanni Damiani
Presidente G.U.F.I. - Gruppo Unitario Foreste Italiane
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo
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