di Rocco Tritto
Anche se in Italia il pettine della giustizia appare sempre più a denti larghi, qualche nodo riesce, comunque, a catturarlo.
E’ il caso del Libro bianco sui concorsi interni al Cnr, che Usi/RdB pubblicò nel febbraio 2007, a distanza di pochi mesi dalla conclusione delle procedure concorsuali.
In quel dossier, il sindacato di base evidenziava innumerevoli anomalie e aberrazioni che avevano caratterizzato la più grossa operazione di valutazione del personale ricercatore/tecnologo dell’ente, ai fini di una progressione di livello.
A reagire, sentendosi turlupinati, furono davvero in tanti, molti dei quali si rivolsero a Usi/RdB che, evidentemente, era ritenuto più serio e più affidabile di altre sigle avvezze, da sempre, a non contraddire il manovratore.
Alla fine di un lavoro tanto rigoroso quanto estenuante, il Libro fu presentato alla stampa.
L’allora presidente del Cnr, lungi dallo smentire quanto in esso riportato, si limitò a dichiarare all’Ansa: ''Con riferimento ai dati diffusi dall'Usi/RdB, relativamente ai concorsi di avanzamento di ricercatori e tecnologi ... le commissioni sono state sovrane nell'esprimere il proprio giudizio tecnico scientifico, nell'ambito dei criteri generali fissati dai bandi, peraltro preventivamente sottoposti ai tavoli di concertazione con le organizzazioni sindacali".
Come dire, il Cnr non c’entra nulla, per chiarimenti rivolgersi alle commissioni e ai sindacati (quali?).
Un ente serio avrebbe dovuto, a nostro avviso, riscontrare una per una le anomalie segnalate dal Libro bianco e, se fondate, annullare la procedura, ricorrendo al potere dell’autotutela.
Così non è stato, né da parte di Pistella né del suo successore.
Ora, dopo più di quattro anni, si registra un intervento della magistratura, che comunque non potrà cancellare una delle pagine più nere della Ricerca.