di Rocco Tritto
A qualcuno potrà sembrare strano che un giornale come il nostro dedichi molto spazio all’analisi dei rendiconti d’esercizio degli enti di ricerca.
Per noi, invece, non solo non è strano ma è un preciso dovere che tutti quegli organismi che si fregiano del titolo di “sindacato” dovrebbero fare, soprattutto quelli che si definiscono anche “confederali”.
Noi, come sempre solitariamente, lo facciamo da anni nella convinzione che i lavoratori, che passano negli enti almeno la metà della loro vita, hanno il diritto-dovere di conoscere ed essere partecipi dei risultati della gestione del loro ente datore di lavoro, del quale sono parte essenziale e determinante.
Eppure, l’obbligo per gli enti di trasmettere il rendiconto d’esercizio ai sindacati risale a qualche anno fa e, vi assicuriamo, che ci sono alcuni enti che a tutt’oggi sono refrattari al rispetto della norma, tant’è che il nostro sindacato si vede costretto a farne esplicita richiesta e, di fronte all’ostinato rifiuto ad adempiere, a minacciare addirittura azioni giudiziarie.
Un problema che non sembra neppure sfiorare altre sigle sindacali il cui storico slogan sembra essere sempre e comunque quello di “non disturbare il manovratore”.
Uno slogan che confligge apertamente con la missione del sindacato, che deve essere sì quella di difendere ad oltranza i diritti dei lavoratori, senza ammiccamenti e strizzatine d’occhio con la controparte, ma non deve mai dimenticare di passare al vaglio con minuziosa severità l’operato della stessa controparte, della quale, ribadiamo, i lavoratori sono parte integrante e determinante.