di Rocco Tritto
Un’invasione di campo bella e buona è quella operata dal ministero della Gelmini, il Miur, nei confronti degli enti di ricerca dallo stesso vigilati.
Il tanto decantato decreto legislativo n. 213 del 2009 indica, in maniera chiara e inequivocabile, che il riordino degli enti pubblici di ricerca, affidati al controllo del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha tra le sue principali finalità quella di assicurare e garantire l’autonomia della delicata e importante materia.
Detto fatto. Con un vero e proprio colpo di mano, il dicastero affidato alle cure di Mariastella Gelmini, sconfessando l’operato del cda del Cnr e dei cinque saggi designati dallo stesso ministro, che nell’agosto scorso avevano licenziato il nuovo statuto del Consiglio nazionale delle ricerche, pretende di nominare, in fase di prima applicazione, il direttore generale.
Una prevaricazione bella e buona. Una sorta di jus primae noctis, davvero inaccettabile.
Siamo quasi certi, ma preferiremmo essere smentiti, che il cda dell’ente accetterà supinamente l’assurda pretesa ministeriale e a piazzale Aldo Moro arriverà un direttore individuato intuitu personae dal ministro.
Anche la sorte di Maiani appare segnata. Se la cosa può - da alcuni - essere accettata nel merito, vista la crisi in cui versa il più grosso ente di ricerca del Paese, non può certamente esserla nel metodo.
Gli organi di vertice, soprattutto della Ricerca, vanno dapprima scelti per quello che hanno fatto e, successivamente, valutati per i risultati conseguiti alla guida dell’ente.
Ricorrere ad espedienti per nominare o esautorare questo o quel presidente non è certamente da paese civile e democratico.