Comunicato Usi/RdB
Il 10 maggio scorso, in occasione del Forum della P.A., il presidente Giovannini ebbe a dichiarare, non senza enfasi, nel corso di una intervista, che, essendo a capo di un ente con oltre 2600 dipendenti, non poteva non preoccuparsi “anche del benessere delle persone che lavorano all’interno dell’Istat”.
Tale affermazione venne accolta con molta soddisfazione dai dipendenti, molti dei quali, però, a distanza di più di sei mesi, sembrano essere di diverso avviso.
E’ accaduto, infatti, che dall’inizio del 2011 l’Istat ha bloccato i rimborsi spettanti al personale, a norma di contratto, a titolo di attività assistenziali: contributi per spese mediche, per asili nido, scuole materne et similia.
Nonostante reiterate richieste e solleciti da parte di Usi/RdB, non v’è traccia di convocazione delle organizzazioni sindacali per la sottoscrizione dell’accordo integrativo necessario per dare corso alla liquidazione delle centinaia di istanze che giacciono sul tavolo dei competenti uffici.
Quale il motivo di tanto disinteresse da parte dell’amministrazione? Mistero. Per alcuni dietrologi, v’è da ritenere che per gli organi di vertice che compongono la delegazione trattante dell’ente e che hanno retribuzioni annue oscillanti tra i 195 mila euro annui (direttore generale) e i 270 (presidente), il pagamento di qualche centinaia di euro a dipendenti che percepiscono poco più o poco meno di un decimo dei loro emolumenti sia una questione del tutto marginale, che difficilmente può assicurare il tanto sbandierato “benessere”, che tra qualche tempo dovrebbe servire da corroborante al sempre più anemico Pil.
In attesa di tempi migliori, non guasterebbero maggiore coerenza e più attenzione nei confronti dei diritti dei lavoratori da parte di chi amministra l’Istituto.